Spiritualità laica alla prova dei fatti... e la realtà dell'Io sono!
Eccomi qui a raccontarti il mio sogno, tu ci sei dentro ed anche molti altri.... ma per semplificare diamoci del "Tu", parliamo come se fossimo in due, giacché solo in termini duali possiamo parlare.
Spiegare è come giustificare, tu sei lì che sogni e mi dici di avermi incontrato nel tuo sogno poi ti svegli e mi chiedi "sai che ci siamo incontrati in sogno ed abbiamo fatto questo e quello, che ne dici?"
Rispondo
iniziando dal discorso del karma (l'agire), non esiste karma, è
tutto nel sogno, finché continuiamo a sognare facciamo varie
interpretazioni del nostro sogno e cerchiamo di dargli un senso, lo
chiamiamo causa-effetto oppure libera scelta o quello che ti pare, ma
a che serve descrivere la verità del sogno?
Per
uscirne fuori, per un risveglio spirituale laico dal dualismo, si
"consiglia" di non attaccarsi alle ragioni ed agli eventi
del sogno ma di concentrarsi su colui che sogna, sull'io, sulla
coscienza... senza seguire i pensieri, le intenzioni di questo o
quello, bello o brutto….
A
che serve ulteriore speculazione quando lo specchio non potrà darti
mai alcuna sostanza? Solo il senso dell'essere, di esistere, è
innegabile, non si può mettere in dubbio, è la sola certezza o
"capitale" che abbiamo. Per esprimere questo essere diciamo
"io sono", questo nello stato di veglia ed in sogno , ma
persino nel sonno profondo o nello svenimento questo essere è
implicito anche se –allora- non possiamo affermarlo, eppure siamo
consapevoli... di esistere.
La
coscienza non è un processo descrivibile in alcuna forma, la
coscienza può essere sperimentata e direttamente conosciuta, il
momento che cerchiamo di descriverla essa sfugge al nostro controllo,
subentra l'astrazione del pensiero, eppure essa "assiste"
anzi "consente" il pensiero, essa è testimonianza e causa
prima di ogni andamento mentale. Purtroppo la mente usa il linguaggio
duale e speculare e quindi non può descrivere ciò che è al di là
dello specchio. La mente è il riflesso, la coscienza è la luce che
si manifesta come riflesso. Essendo quindi questa coscienza l'unica
ed assoluta verità puoi anche chiamarla "Dio" -se vuoi-
nel senso che essa rappresenta la vera "esistenza
presenza".
Per
quel che riguarda la coscienza personale, o mente, essa è solo una
rifrazione una "forma" della coscienza, variegata ed
irripetibile, come una goccia d'acqua non è mai uguale all'altra,
come una foglia non è mai uguale all'altra, come una granello di
polvere non è mai uguale all'altro, nessuna coscienza individuale
può essere uguale all'altra... questa diversità è la
caratteristica della coscienza quando si manifesta nell'aspetto
individuale. Ma questa "diversità" è possibile solo
perché la coscienza (che è la matrice) nella sua espressione
indifferenziata è alla base di ogni manifestazione vitale. La
"consapevolezza" priva di attributi è il substrato
necessario per svelare ogni attributo.
L'individualità
della mente muore con la morte fisica ma non la pura coscienza che
continua a manifestarsi in altre innumerevoli forme, la così detta
anima individuale è una maschera, una proiezione fittizia, un
personaggio nel sogno nella coscienza. Quanti personaggi sogniamo in
un sogno e chi sono essi se non il sognatore stesso, ovvero la
coscienza che sogna? Quindi, aldilà di ogni pensiero, religioso od
ateo che sia, non si può negare "quell'io sono", l'unica
verità.
E'
questo "io sono" che viene definito l'unica Realtà, così
è nel pensiero Platonico e persino nella Bibbia è detto: "I am
that I am" - Io sono quell'io sono. Che senso ha continuare a
menar il can per l'aia su un'esperienza ovvia, un'esperienza che non
ha bisogno di essere confermata da alcuno, in cui solo lo
sperimentatore è reale? Eppure il momento che ricominciamo a
ragionare su questo "io sono" appaiono le inevitabili
differenze di pensiero (religioni, interpretazioni, ideologie,
filosofie) che, come dicevamo all'inizio, sono infinite quante le
forme ed i nomi....?
Se
dici "io lo penso.. e ci credo" vuol dire qui, ovvero
"presenza -fissità" intendendo l'esser-ci in un luogo ed
in un tempo. Sarai però d'accordo che l'essere non è condizionato
dal luogo e dal tempo, l'essere è indipendente dal luogo e dal tempo
e non ha nessun bisogno di riscontro per conoscere la sua esistenza,
né serve conferma nel pensiero. Siccome siamo abituati a
confrontarci, e sin qui abbiamo dialogato molto..., possiamo anche
dire che "ci" siamo tutti dentro in questa elaborazione
dell'esser-ci (sempre tu, io .. e tutti gli altri).
Ma
se tu, indipendentemente dal confronto interpersonale, non fossi
consapevole di esistere "ab initium"
-indipendentemente dalla "nostra" supposta esistenza- (e
nota bene che ciò vale per ognuno di noi) potresti forse dire di non
esistere? Potresti affermare oggettivamente e soggettivamente di non
esistere se non avessimo questo confronto letterario? Forse hai
bisogno di guardarti alla specchio per conoscere la tua esistenza?
Ma
nel girare in tondo in tondo ci sembra di compiere un percorso e
siccome siamo abituati a considerare l'esistenza quando si manifesta
sotto forma di "pensiero" e –chiaramente- siccome il
pensiero, come la parola e come ogni concetto, è per sua natura
condivisibile (in quanto si presuppone che possa essere trasmesso ad
un "altro"), qualsiasi considerazione appaia nella nostra
mente diventa per noi un assioma, una verità, che "possediamo"
in comune, ma -attento- a chi appare quel pensiero? Prima di poterlo
condividere, chi è quell'io cosciente che lo percepisce (e
successivamente lo condivide)?
Senza
la prima persona, senza l'essere in prima persona, come è possibile
divenire coscienti dell'altro? E del qui ed ora, etc. etc. etc.
Questo bel discorso, perciò, non implementa la nostra esistenza, il
nostro essere coscienti, se non -forse- per il "sospetto"
(ma è una certezza) che "io sono quel che tu sei..". Io
sono e quindi tu sei e quando tu sei io sono allo stesso tempo,
ecco-ci siamo riflessi l'un nell'altro, quindi tu ed io siamo la
stessa identica cosa: coscienza.
Continuando
nel riverbero vedi ora la "specularità" delle forme? Ma
per i fatti pratici accettiamo la separazione, come in un sogno,
questo è il gioco della coscienza....
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