GLI ORDINI RELIGIOSI CAVALLERESCHI di Gabriele Laganaro
GLI ORDINI RELIGIOSI CAVALLERESCHI
di GABRIELE LAGANARO
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Nato in terra orientale nella duplice forma dell'anacoretismo e del cenobitismo, il fenomeno monastico si diffuse successivamente anche nella parte occidentale di quello che fu l'Impero romano e che poi diventerà l'Europa, ricevendo un'importante opera di sistematizzazione e istituzionalizzazione da un uomo, San Benedetto, Abate e Patrono d'Europa, che dedicò la maggior parte della sua esistenza terrena alla gloria di Dio e all'edificazione e alla santificazione dei fedeli, nascendo intorno al 480 e ritornando alla casa del Padre il 21 marzo 547, fondando intorno al 529 la celeberrima Abbazia di Montecassino, culla della cristianità e del monachesimo e faro di luce del mondo cattolico, e redigendo, all'inizio degli anni trenta del VI secolo, la Regola, suddivisa in settantatré capitoli, un testo pensato per la casa madre dell'ordine benedettino, ma che facilmente si adattò alle singole realtà monastiche, ricevendo un fortissimo impulso espansivo dall'opera dell'imperatore franco Carlo Magno.
Passati novecentonove anni dalla Natività di Nostro Signore Gesù Cristo secondo la nostra natura umana, il secondo giorno del nono mese dell'anno, il sovrano franco Guglielmo I d'Aquitania, detto il Pio, in unione con la moglie, Engelberga di Provenza, seguendo un modo di fare tipico della grande feudalità dell'epoca, decise la fondazione di un nuovo monastero, l'Abbazia di Cluny, posta sotto il patronato dei santi apostoli Pietro e Paolo, sottratta quindi alle mire di potere delle due autorità più geograficamente prossime, quelle del potere civile feudale e quelle del vescovo locale, e affidata alla custodia del Papa, che però, risiedendo a Roma, non aveva la possibilità di intervenire inopportunamente nel corso della vita monastica, venendosi quindi a creare una situazione di autonomia di fatto, che permise ai monaci cluniacensi di creare un vero e proprio impero economico, con diverse fondazioni dipendenti dalla casa madre che a essa pagavano una tassa annuale e con terreni agricoli sparsi per l'intero territorio francese.
Un ulteriore passo avanti nella storia delle realtà monastiche nate dall'originaria intuizione di San Benedetto si ebbe tra XI e XII secolo, quando l'abate francese Roberto di Molesme, il 21 marzo 1098, giorno festivo in onore del fondatore del monachesimo benedettino, ma anche seconda Domenica del Tempo di Passione, popolarmente conosciuta come Domenica delle palme, per il rituale di benedizione dei rami di palma e successiva processione che precede la celebrazione eucaristica del giorno, fondò il cosiddetto Nuovo Monastero, in un zona boscosa e isolata, ma ricca d'acqua conosciuta come Citeaux, che, passando per il corrispondente termine latino, ha dato origine al lemma italiano cistercense.
Il Santo Abate e Dottore della Chiesa Bernardo di Chiaravalle nacque nel 1090 in Borgogna, entrò nel 1112 nell'allora neonato ordine cistercense e fu fondatore dell'Abbazia di Chiaravalle, dove morì nel 1153, dopo aver per tutta la vita lottato contro le eresie e in particolare contro il catarismo, per questo motivo uno degli attributi iconografici più ricorrentemente collegati a san Bernardo è un drago incatenato ai suoi piedi, come simbolo dei cattivi sistemi di pensiero eterodossi annichiliti, ritornando allo studio dei primi Padri della Chiesa e innanzitutto sant'Agostino, opponendosi a quei filosofi, principalmente Pietro Abelardo e Arnaldo da Brescia, che credevano di poter affrontare il discorso fideistico solo con i mezzi della ragione umana, ignorando quanto deriva dal dato della fede.
Svoltosi dal 18 al 28 novembre del 1095, il Concilio di Clermont fu convocato nell'omonima città francese da Papa Urbano II per discutere di questioni di ordinamento ecclesiastico, in un periodo segnato dalla lotta per le investiture vescovili tra potere papale romano, l'unico che legittimamente ha la facoltà di designare i nuovi pastori delle diocesi, e potere locale laico, usurpatore della supremazia pontificia, ma l'importanza di questa assise è data soprattutto da quanto accadde nel penultimo giorno, quando il Santo Padre, rispondendo alle richieste di aiuto rivolte dai bizantini, rappresentati dall'imperatore Alessio I Comneno, ai latini contro i turchi selgiuchidi, che si trovavano a solo cento chilometri dalla capitale dell'impero romano d'oriente, Costantinopoli, pronti ad attaccarla, diede la spinta iniziale che mise in moto la più grande epopea del cattolicesimo medievale, il movimento crociato, vera espressione di tutta la vitalità e forza della repubblica cristiana.
La giustificazione teoretica della guerra condotta dalle truppe occidentali contro i musulmani fu data nel V secolo da colui che Piero Martinetti considerava un filosofo sopravvalutato, ma anche colui che maggiormente ha influenzato la successiva speculazione filosofica occidentale cattolicamente ispirata, vale a dire il teologo Aurelio Agostino d'Ippona, che distingue, nella sua opera più celebre, i ventidue libri della Città di Dio, tra brigantaggio condotto in grande stile, empio e iniquo, consistente nel muovere guerra a popoli inoffensivi per desiderio di nuocere, sete di potere, ingrandire un impero, ottenere ricchezze e acquistare gloria, e guerra giusta, combattuta al fine di ottenere uno scopo superiore, come l'estirpazione del male, la punizione del malfattore e la difesa del giusto, utilizzando il modo di esprimersi di Bernardo di Chiaravalle In lode della nuova milizia, intendendosi col termine milizia i cavalieri templari, operetta composta nell’arco di tempo compreso tra il 1128 e il 1136, ovvero tra la celebrazione del Concilio di Troyes e la morte di Hugues de Payns, primo maestro dell'ordine dei Cavalieri templari.
L'unione della vita monastica contemplativa a cui si è accennato nella parte introduttiva del presente contributo alla lotta armata contro gli infedeli musulmani in Medio Oriente e nella penisola iberica, ma anche contro le popolazioni ancora pagane dell'Europa orientale è il tratto caratteristico degli ordini religiosi cavallereschi, i componenti dei quali pronunciavano i tre tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza, aggiungendo a tutto questo l'impegno della custodia dei Luoghi santi che hanno visto lo svolgersi della vita terrena di Nostro Signore e della protezione dei pellegrini affinché l'esperienza religiosa non sia turbata da problemi di ordine pubblico.
Oggi gli ordini religiosi cavallereschi esistono ancora, ma non si dedicano più alla lotta violenta contro eretici e apostati, tuttavia ciò non significa che il loro messaggio sia passato di attualità, dato che ognuno di noi è chiamato in foro interno a uccidere quanto di male si annida nell’uomo, creato sì a immagine e somiglianza di Dio, ma anche segnato da quel residuo meontologico della creazione, che porta a seguire, dinanzi a un bivio, la parte peggiore, pur sapendo qual è la migliore.
Gabriele Laganaro
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