RIACE, UNA STORIA ITALIANA, di Chiara Sasso, Edizioni Gruppo Abele; recensione di Renata Rusca Zargar
RIACE,
UNA STORIA ITALIANA
Chiara Sasso, Edizioni Gruppo Abele,
2018, pagg. 192, euro 12,00
Davanti al caso di
Domenico Lucano, la persona comune
rimane sbigottita. In un Paese marcio di mafia, ’drangheta, camorra,
corruzione generalizzata, si individua un presunto pericoloso criminale che
mina la stabilità della sua cittadina e della
sua regione: l’ex sindaco di Riace!
In più di 150 anni,
l’Italia non è stata capace di dichiarare davvero guerra alla mafia condannando
così il Sud, e quindi l’Italia tutta, al sottosviluppo, all’irrilevanza.
Infatti, fare guerra alla mafia non porta voti, anzi, li toglie. Invece,
additare un nemico, i voti li porta, eccome! Ben lo sanno i politici che hanno individuato
gli ebrei (chiedo scusa, ho sbagliato periodo storico, ma non tecnica
psicologica), i migranti, i musulmani, i clandestini, i neri, e chi più ne ha
più ne metta, come causa della crisi economica, della mancanza di lavoro, delle
difficoltà di qualsiasi tipo. Perché questo porta voti. Essere
intellettualmente onesti, uscire dagli slogan, chiedersi, prima di tutto,
perché la gente sia obbligata a migrare e a rischiare la vita, invece che
lavorare nel proprio paese, con i propri parenti e amici, la propria cultura, le
proprie abitudini, sono ragionamenti che non bucano su facebook. Come ha
denunciato il prete congolese Padre Battista:
“Il mio paese, il Congo, grazie alle miniere di cobalto permette a tutti
voi di avere in tasca funzionante il telefonino. Sono miniere dove bambini di
quattro anni ci lavorano, dove lo sfruttamento di società spesso europee è
costante.” I casi di furto di spazi e
risorse altrui, specialmente in Africa, di sfruttamento della popolazione, soprattutto
donne e bambini, sono tanti altri: diamanti, monoculture, legno, biocarburanti…
Eppure, frasi come
quella di Padre Battista, che dovrebbero farci bruciare di indignazione, danno
fastidio e non raccolgono affatto le adunanze oceaniche osannanti che siamo, ultimamente,
abituati a vedere, simili alle folle di
tutte le dittature. Oggi, però, gli Italiani non sono
obbligati, minacciati, da una dittatura: sono
persone che hanno permesso di essere plagiate e ammaestrate. Essi sperano che, abbattendo il nemico,
troveremo le difficili soluzioni ai
gravissimi problemi che affliggono una popolazione di quasi otto miliardi di esseri umani
e persino del povero pianeta che ci sopporta ancora. Abbattiamo, dunque, quel
povero nemico che ha sfruttato la “pacchia” nei campi libici e di là è partito
con i “taxi del mare”. Scrive Giovanni Maiolo: “Durante il fascismo partivano i
vagoni piombati, stracarichi di ebrei,verso i campi tedeschi. Eccetto alcuni
casi, il popolo italiano chiudeva gli occhi, fingeva di non vedere, temeva le
conseguenze di una protesta. Oggi, i barconi carichi di disperati che
affrontano viaggi impossibili per inseguire una speranza di vita vengono
fermati in mare dalle motovedette italiane e riconsegnati alla Libia. Quello
che accade nelle prigioni e nei campi libici non è molto diverso da quello che
accadeva nei campi nazisti. Lì c’era l’organizzazione della morte, in Libia la
libertà della tortura. Donne violentate, uomini picchiati selvaggiamente e torturati,
a volte ammazzati. Gente che entra nelle carceri e di cui si perdono le tracce.
Per sempre.” Probabilmente, al tempo del
Fascismo, molti avevano paura della violenza su di sé e sui propri familiari e,
quindi, tacevano. Oggi non è la paura che stimola comportamenti tanto disumani
ma l’odio e, in particolare, l’odio razziale.
Riace,
dice Lucano, “era un piccolo paese che si stava spopolando per via
dell’emigrazione al Nord e all’estero.” Chi di noi non conosce paesi e
territori, un tempo agricoli, animati, vivi, che oggi sono completamente
abbandonati? La gente se n’è andata in città e ha dimenticato fattorie,
casolari, terreni …
A
Riace erano state riaperte le botteghe del vetro, del ricamo, della ceramica,
della tessitura, della cioccolata, degli aquiloni, in un progetto di
accoglienza ma anche di integrazione, di apprendistato, di lavoro. Sarebbe
certo utile al nostro Stato se, nello stesso modo, si ridesse vita alla
campagna spopolata, alle montagne svuotate, producendo cibo per noi, rendendo di
nuovo fertile la terra. Certo, non sarebbe facile. Bisognerebbe prevedere qualcuno che progetta, che insegna, che
decide… Molto più facile è lasciar
ciondolare la gente per strada, senza futuro per sé e neppure per il nostro Paese
perché qui, se qualcuno fa qualcosa, diventa un ostacolo da abbattere.
Non importa se la ’ndrangheta, ha un volume di affari intorno
ai 36 miliardi di euro. Tutto normale.
Non così normale Riace. "Troppe cose strane in questo
paese con 600 migranti integrati. La raccolta differenziata fatta con asini e
una cooperativa gestita da migranti e riacesi come le botteghe che recuperano
tradizioni e antichi mestieri. Un nuovo asilo appena inaugurato. Ma non è
tutto, si lavora per l'acqua pubblica."
Alle volte, si vorrebbe scappare via
da questo mondo tanto infame, da questo Paese dove il tuo vicino ti odia, dove
un bambino di tre anni è stato preso a calci perché marocchino.
Alle volte, non si sa proprio cosa
fare, come continuare a vivere.
L’unica speranza è che ci siano sempre
più Domenico Lucano dappertutto, che
abbiano l’eroismo di pagare di persona, di fare politica quando la politica è
pensare al bene dell’umanità tutta. Perché non debba essere ancora una guerra mondiale
a sedare l’odio ma sia l’amore e l’impegno l’unica ragione per continuare a
vivere.
Renata Rusca Zargar
https://www.controluce.it/notizie/riace-una-storia-italiana/
http://www.liguria2000news.com/riace-una-storia-italiana-recensione-della-prof-renata-rusca-zargar.html
https://www.controluce.it/notizie/riace-una-storia-italiana/
http://www.liguria2000news.com/riace-una-storia-italiana-recensione-della-prof-renata-rusca-zargar.html
Il resoconto è preciso, appassionato, duro, scorticante. Ma soprattutto VERO!
RispondiEliminaCerto è difficile apprezzare e condividere la VERITA', in un mondo che, per sua comodità e ben altro, ama dire che la verità NON esiste o ne esistono TANTE.
Allora dirò, molto semplicemente, che apprezzo e condivido QUESTA verità, proprio come l'ha espressa qui sopra Renata Rusca Zargar.
Angela Fabbri