NELLA STUPEFACENTE CITTÀ DI CECCO D'ASCOLI di Renata Rusca Zargar

Non ero mai stata ad Ascoli Piceno. Per prima cosa, dunque, dato che viaggio molto volentieri con Flixbus, avevo accertato che Flixbus non arriva ad Ascoli. Strano, avevo pensato, negli ultimi tempi, il bus low cost ha raggiunto tantissime destinazioni. Dovevo, dunque, sbarcare a Pescara. Avevo controllato, allora, i treni da Pescara ad Ascoli che erano pochissimi e prevedevano anche un cambio a Porto d'Ascoli. "Ma ci va qualcuno in questa città?", mi ero chiesta. Eppure, c'era scritto, nel libro delle regioni: "È una città che si vede in un giorno, ma il suo ricordo rimarrà in noi per tutta la vita." 
Infine, ci sono arrivata. Una piccola stazione, una rotonda, viale dell'Indipendenza, e subito sono stata aggredita dal fascino dell'imponente architettura e civiltà italiana del passato. 
Sulla sinistra, infatti, appare immediato il forte Malatesta, spettacolare costruzione rinascimentale di Antonio da Sangallo il Giovane, già prigione di stato fino al 1978, ora ritornato alla cultura con il suo interessante museo dell'Alto Medioevo, dove i Longobardi la fanno da padroni. In basso, il ponte di Cecco, costruito in epoca romana ma raccontato da una leggenda come creato, in epoca medioevale, in un giorno solo dal diavolo. Infatti, pare lo abbia comandato Cecco d'Ascoli, il poeta, insegnante, filosofo, medico, astrologo, astronomo, amico di Dante, poi bruciato in Firenze come eretico. 
Ancora poche centinaia di passi e ci si immerge in piazze e vie contornate da palazzi in travertino di magnificente solennità che non hanno nulla da invidiare alle costruzioni fiorentine o di altre famose città italiane. 
Infine, sono giunta a destinazione: piazza del Popolo, nel medioevale palazzo dei Capitani, oggi sede della Regione Marche, nella sala della Ragione, si teneva la premiazione del Concorso letterario Città di Ascoli Piceno al quale avevo partecipato. Mettersi di nuovo in gioco, affrontare il confronto, dopo diversi anni di silenzio, per me, non era stato facile. 
Mi aveva attirato, però, l'opportunità che ci fosse la sezione racconto storico. La mia grande passione è, appunto, scrivere racconti ambientati specialmente nella preistoria e nella storia antica. Soggetti che, al giorno d'oggi, non interessano a nessuno. Ma lo scrittore Piko Cordis, che ha organizzato il Concorso, invece, ama scrivere di storia e Ascoli Piceno è essa stessa storia! 
Quello che è apparso da subito, in quell'incontro, è l'amore per la città, il desiderio di farla conoscere ad altri, desiderio condiviso, insieme alla straordinaria gentilezza di tutti i cittadini, dal giovane ragazzo del bedrooms di Porta Maggiore dove abbiamo alloggiato, dalla barista in piazza del Popolo, dal venditore di arrosticini, dalla guida che mi ha spiegato alla perfezione il forte Malatesta, da tutti, insomma! 
Poi, la premiazione è stata a momenti commovente, nel ricordo del terribile terremoto che ha colpito questa provincia, le cui ferite sono ancora aperte e sanguinanti. Le persone che hanno perso amici e parenti, la casa, le proprietà, la quotidianità, non hanno ancora ritrovato la loro vita. C'è stato molto spazio per questo dolore, spiegato anche con la voce della poesia. 
Tanti sono stati i partecipanti alla competizione e, fatto straordinario, sono state più giurie a valutare le opere: quella tecnica, di specialisti, come in tutti i concorsi, ma anche quella popolare-emozionale che ha sottolineato le emozioni, e persino due bambini di 9 e 12 anni che hanno scelto il testo che più è piaciuto a loro. 
Così, il mio racconto storico "L'ultima notte" ha ricevuto la Targa del Presidente della Giuria. Il testo racconta la probabile ultima notte dell'uomo preistorico chiamato mummia del Similaun, i cui resti, risalenti a circa 5000 anni fa, sono stati ritrovati nel 1991. L'uomo, chiamato Oetzi dagli studiosi, ferito da una freccia, forse, aveva perso in un combattimento la sua donna e la sua capanna ed era stato costretto a fuggire. Il suo rivale l'aveva inseguito e colpito. Protagonista dell'evento diventa, allora, la sua donna che non accetta di diventare proprietà di un altro uomo e che lascia di nascosto il villaggio con il piccolo figlio di Oetzi, per crescerlo nel suo ricordo. "L'ultima notte" era stato, a suo tempo, pubblicato dalla rivista nazionale "Madre". 

Allo stesso Concorso, è stata segnalata anche la poesia "Vita" che vede nel nostro mar Ligure e nelle vele che lo solcano la simbologia dell'esistenza stessa, con le difficoltà e i momenti in cui "prende bene il vento". Nella sezione racconto a tema libero, la giuria aveva apprezzato pure un altro racconto, "Caterina", una sfortunata storia d'amore ambientata nel medioevo, tra una fanciulla di Noli e un giovane di Spotorno, quando le due cittadine erano acerrime nemiche. In realtà, anche quello era un racconto storico che prendeva, però, il via dai tempi moderni e tornava al passato con un flash back. 
Tutto, ad Ascoli, è stato coinvolgente. Qualche volta, per sopportare l'esistenza, si ha bisogno di vivere esperienze dove c'è solo amore, accoglienza, buoni sentimenti. Almeno, per un pomeriggio, si può pensare che l'odio che pervade tutto il mondo, in questo brutto periodo, sia lontano o, forse, addirittura, non esista. 
resti di tombe Longobarde









Commenti

  1. Brava, Renata. Silenziosa silenziosa sei arrivata a Ascoli Piceno e ci hai raccontato, dopo la città e i suoi abitanti, che hai anche avuto un Premio per il tuo racconto storico su un uomo antico e sfortunato in vita ma non in quello che ha lasciato dietro di sè: un bel po' di civiltà nel senso umano del termine.
    Angela Fabbri

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