IL CONTO ALLA ROVESCIA E LA CLASSIFICA DEL NIGER di Padre Mauro Armanino
E’spuntata lei, la Repubblica Centrafricana e ci ha soffiato il posto. Eravamo gli ultimi nella lista della classifica dello sviluppo umano. Il Niger è adesso al penultimo gradino della scalinata dei paesi del mondo. Occupiamo con una certa dignità il numero 187, e la RCA, ancora in preda alle guerra civile, si trova in fondo, al numero 188. Non ci si potrebbe attendere altro da questo paese. Una cinquantina di morti tra i civili in questi ultimi giorni dagli ex ribelli della Seleka e le armi che si vendono ai vari gruppi antagonisti perché la guerra non finisca mai. Cominciasssimo dal fondo, come sarebbe più logico fare, saremmo i primi della classe, una posizione poco invidiabile. Ci sono i paesi ad altissimo sviluppo, alto, moderato e debole. Immaginiamoci un momento di essere la noiosa Norvegia, seguita a ruota dall’Australia che deporta e abbandona i migranti nelle isole. La Svizzera che si finge neutrale e la Germania che detta le leggi dell’economia. La Danimarca e poi Singapore e l’Olanda che giocava il calcio totale senza mai vincere nulla. Sono i primi cominciando dall’altra parte, assieme all’Irlanda, l’Islanda, il Canada e gli Usa di Trump.
Meglio stare tra gli ultimi che arrivano prima. La speranza
di vita in Niger si attesta ai 61 anni e poi dipende dal tempo. Al solito le
donne hanno un paio d’anni di vita in più per occuparsi dei bambini e anche dei
vecchi quando succede. La connessione NET è nel Paese sul due per cento e la
popolazione urbana non arriva al venti per cento. La povertà e le
disuguaglianze toccano specialmente le campagne con il deserto che avanza.
Tagliamo alberi, facciamo legna e arrostiamo la carne di sera lungo le strade
di Niamey. Sale il fumo che danza con sensualità nella polvere quando passano
le macchine fuoristrada e i taxi numerati. Siamo intanto arrivati a 19 milioni
e di questo passo raddoppieremo la popolazione tra 25 anni. Un bel problema
verrebbe da dire, visto che ci sono le carestie ad eliminare i poveri. Qui
siamo resistenti, ostinati e non ci
lasciamo portar via il messia che arriverà impolverato per il viaggio tra i prossimi neonati. Ci
hanno messi penultimi finchè non cominceremo il conto alla rovescia, un giorno.
Ci precedono i soliti noti dell’Africa classica dei fumetti
e delle statistiche. L’Eritrea, prigione aperta che esporta giovani e coltiva
la guerra per evitare la pace. La Sierra Leone che continua a fabbricare
diamanti di color sangue e ne inventa uno di 706 carati. Una pietra preziosa
che gli specialisti classificano tra le prime quindici più pregiate del mondo.
Il Paese, invece, sprofonda al numero 180 della lista, in zona retrocessione
non fosse per il Presidente che del diamante ha promesso una vendita
trasparente. Nel frattempo custodisce la pietra nei forzieri della Banca
Centrale del Paese. Il Mozambico in difficoltà e il Sudan del Sud che
dall’indipendenza compra più armi che cibo per la popolazione allo stremo. La
Guinea del minerale di ferro da esportazione, coi bambini migranti venduti in
Marocco, il Burundi sull’orlo del baratro e il Burkina Faso che non riesce a
completare la rivoluzione e si consola col Festival cinematografico premiando
‘Felicité, la felicità che verrà. Il Tchad che ha dilapidato il petrolio nella
lotta contro il terrorismo e infine noi, nel Niger, cominciando il conto alla
rovescia. Domandatelo ai migranti e vi risponderanno. Inseguono le frontiere
dalla parte sbagiata e si trovano anch’essi in fondo alla lista. Producono ricchezza
per gli altri e trasformano l’Agadez della storica moschea in un circo umanitario aperto al pubblico
occidentale.
Per un mondo alla rovescia basta cominciare dal fondo. Gli
ultimi arrivano dal mare appunto per cambiare la classifica.
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