Andare al cinema Considerazioni a margine del film: The circle
SAVONA. Approfittando della promozione “Cinema2day” che consente di andare al cinema il secondo mercoledì del mese pagando solo 2 euro, ho deciso ieri di trascorrervi la mia serata.
Confesso
che non sono una grande appassionata di cinema, se si escludono i film storici,
e che non metto piede in una sala da anni. La scelta della pellicola è stata
orientata da ciò che era possibile alle ore 20 (due chance) e, quindi, ho
privilegiato un soggetto, The circle, che, se non fossi stata spinta dalla
casualità, non avrei mai scelto.
L’alto
volume delle musiche e del parlato, lo schermo grande a cui non ero più
abituata, la grafica colorata e moderna che fa apparire in primo piano i
messaggi dei social, mi hanno fatto penetrare nella vicenda. Appassionante.
Il
racconto è tratto da un romanzo distopico (contrario di utopia che descrive, cioè, una società indesiderabile sotto tutti
i punti di vista, spesso ambientata in un futuro prossimo,
nella quale le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici) di
Dave Eggers che, ovviamente, non ho mai letto.
Forse,
il film non è quello che i critici si aspettavano (ho letto pareri negativi),
eppure sollecita fortemente delle riflessioni alle quali, se si è onesti, non
si può sfuggire.
La
società tecnologica, i social, le telecamere sempre più piccole e quasi
invisibili, tolgono la privacy alle persone, le fanno vivere ogni momento su un
palco virtuale con milioni di followers (escluso tre minuti per andare in bagno).
Sembra,
appunto, uno scenario apocalittico.
Eppure,
questo “controllo” porterebbe a eliminare stupri, violenze, terrorismo,
pedofilia… Tutti, essendo super osservati, sarebbero fermati prima di
delinquere. La protagonista stessa viene salvata, mentre sta per annegare nella
baia, da una telecamerina che la riprende.
Oggi,
viviamo in un mondo davvero orribile. Escludendo le guerre e le calamità
naturali che distruggono l’umanità, avvengono molti altri fatti atroci.
Ad
esempio, dal 2006 al 2016, le donne uccise in Italia sono state 1.740, di
solito per mano di un ex compagno, fidanzato o marito. Non parliamo, poi, degli
attentati terroristici che falciano vittime del tutto innocenti e casuali…
Forse,
a qualcuno, giustamente, darebbe fastidio essere “sorvegliato”.
Ma
se ciò potesse servire a salvare altre vite umane, se potesse fermare il dolore
delle famiglie di chi viene stuprato, torturato, ucciso, non ne varrebbe la
pena?
La
protagonista afferma, tra l’altro, che, se sappiamo di essere visti, ci
comportiamo meglio, e questa è una verità innegabile. Diceva, molto tempo fa,
il Profeta Maometto che una metà della popolazione deve essere soggetta alle
leggi per comportarsi rettamente, mentre solo una piccola parte persegue il
bene comunque.
Ragionare
su questi fatti, che già stanno avvenendo (senza che ne abbiamo il governo),
non può farci male.
Fermo
restando che, persino nel film, i “padroni” di The Circle, che vantavano tanto
l’utilità della trasparenza, mantenevano se stessi e le loro attività nella
privacy più stretta!
Renata
Rusca Zargar
Commenti
Posta un commento