GLI EROI DELLA FRANCIA di Renata Rusca Zargar
Per caso, mi sono trovata in
Francia proprio quando i “Blu” hanno vinto la coppa del mondo di calcio.
Non voglio sottolineare cosa sia
successo la sera stessa, domenica, quando la gente a centinaia di migliaia ha affollato Parigi (e le altre città), 149
auto sono state incendiate solo nell'Île de France (regione dove si trova
Parigi) e sono stati lamentati (ma neppure tanto) vari tentativi di molestie
e stupri. Dico neppure tanto perché la
notiziola delle numerose molestie è stata data il giorno dopo piccola piccola.
Non voglio nemmeno insistere sul
fatto che, per tutta la sera, i canali televisivi di notizie non abbiano
parlato assolutamente di niente altro.
Sappiamo bene che il calcio sia
un soggetto per il quale la gente perde la testa e che la comunicazione, oggi,
non sia formativa e informativa ma serva solo a fare audience.
Il giorno dopo, però, la gente,
sempre centinaia di migliaia, ha nuovamente affollato gli Champs Éysées (enorme
Viale di Parigi), per tutto il giorno, sotto il sole. Attendeva gli “eroi” che avrebbero
sfilato là, trionfalmente, intorno alle 18.
In serata, gli “eroi”, infine,
insieme a 1000 giovani e 300 sportivi,
sono stati ricevuti all’Eliseo dal Presidente Macron e dalla moglie.
Per tutta la giornata di lunedì e
gran parte del martedì, dunque, i canali di notizie non hanno neppure provato a
cambiare argomento (a quanto pare, in Francia o altrove, non è successo nulla),
il titolo fisso era “I campioni del mondo di ritorno in Francia” con visione continuativa
dell’enorme folla parigina acclamante che, tra l'altro, finalmente, a quanto
sembra, ha vinto la paura del terrorismo.
Gli slogan più comuni pronunciati
da Macron e dai commentatori erano: “Grazie di averci resi fieri”, “Équipe
forte e fiera della Francia”.
Questi “eroi”, che non hanno
sconfitto il cancro né la fame nel mondo, saranno insigniti della Legion
d'onore tra pochi mesi.
In Francia, la gente è
multicolore molto più che in Italia.
Tutta quella gente di ogni colore
ha continuato a sventolare bandiere francesi, magari con il viso e i capelli
dipinti di rosso, bianco, blu, cantando, saltando, urlando.
Ovunque, erano stampati messaggi augurali
per i “Blu”: sui palazzi comunali, sulle strutture turistiche, sui bus…
Populismo? Nazionalismo?
Macron, intanto, si è comportato come un
bambino che, finalmente, ha ottenuto un giocattolo nuovo.
Ha urlato, saltellato, mimato, abbracciato,
scherzato, ovunque, in Russia e in Francia.
Chissà se è seriamente appassionato di
calcio o se ha colto l’occasione per rafforzare, nel ritrovato nazionalismo spinto dei paesi europei, le
vecchie mire egemoniche e colonialiste mai sopite della Francia! O, chissà, se
ha trovato un mezzo a buon mercato per rinverdire la sua popolarità tra la gente
che si consola delle proprie e altrui sofferenze osannando i miti multimilionari!
Secondo gli ultimi sondaggi, 6 francesi
su 10 pensano che Macron non sia un buon presidente.
Dal pomeriggio di martedì, i
commentatori hanno anche cominciato a chiedersi se Macron non abbia fatto
“troppo” per gli “eroi” francesi.
Qualcuno ha detto che si è comportato come
se fosse il capitano della squadra.
Nel frattempo, il trattato di Schengen è
stato praticamente sospeso.
Senza controllo dei documenti non si
attraversa la frontiera.
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