DAL VIVO di Angela Fabbri


DAL  VIVO



Stamattina alle 7 ho fatto un giro in cucina e poi nello studio per aprire le finestre all’aria ancora

fresca del mattino.

E chi c’era sul davanzale interno? Chiusa dentro e ferma lì che non muoveva un muscolo?

Una specie di ENORME MOSCA. L’ho esaminata con gli occhi del sonno. Troppo grossa, ali

troppo lunghe che superano l’addome di un bel terzo. Intanto sapevo che il letto mi chiamava indietro.

Ho spalancato la finestra. Ho preso un foglio di carta (ne ho sempre in giro) e gliel’ho passato sotto invitandola a uscire.

Incredibile! Si è rivoltolata tutta, suonando come se avesse ingoiato un’armonica.

E così forte che mi ha scosso.

Ci ho riprovato e non ne ha voluto sapere, ma mi ha sparato addosso tutta la sua musica interiore con una forza inaudita.

Di nuovo e si è ribaltata, sempre continuando a suonare quasi trillando da dentro.

HO CAPITO! Sono corsa a prendere un bicchierino di plastica che tengo per gli insetti sgraditi ma

cui salvo la vita, gliel’ho coperchiato su, ho passato il foglio sotto e, via fuori dalla finestra con tutta

la sua musica volante!

E cosa potrà mai essere? Ma certo (riesco a ragionare anche quando dormo): É una CICALA!

Non ne avevo mai visto una dal vivo.

Stanotte poi ho completato il riconoscimento su internet per la foto (e la prima era proprio lei!) e in

seguito sul mio vecchio libro di scienze naturali: appartiene ai RINCOTI, come le cimici, solo che

succhia la linfa degli alberi.

Tenuto conto che la dimensione delle CICALE spazia dai 2 ai 6 centimetri e questa era oltre i 5, mi

chiedo, tenuto conto della dimensione sonora dei concerti che queste GROSSE creature tengono nel parco quassotto tutte le estati, come si trovino gli alberi con loro.

Tenuto conto che alcuni sono CENTENARI e che le cicale hanno un periodo larvale sotterraneo che può arrivare a 17 anni, direi che gli alberi ci si trovano bene. Rami, foglie e radici comprese.

Angela Fabbri


(Ferrara, notte fra 18 e 19 luglio 2018)

Commenti

  1. Angela, solo tu sai quanto io sia distratta! Ecco, ho iniziato a leggere questo DAL VIVO senza aver letto il nome dell'autore. Vado avanti un pochino, e mi dico: "ma questo racconto ha il classico stile di AF! Solo lei sa guardare oltre. Ed io, solo alla fine, ho letto il tuo nome: se anche non fosse stato riportato, avrei giurato che la penna che lo ha scritto, ti apparteneva! Piaciuto molto. Tanti anni fa, quando ero una giovane mamma, in campeggio coi due piccolini a Punta Ala, ho visto un insetto grosso, ancorato alla rete delle finestrelle della tenda. Era notte, e le cicale cantavano la loro canzone. Questa invece era ferma, immobile, e la credevo morta. Sono rimasta ore ad osservarla, e poco alla volta la sua corazza si spaccava. Oh Dio, sta morendo ferita, questo è stato il mio primo pensiero, ma non ho osato toccarla. Dopo ore, immobile quasi senza respirare, la corazza si è aperta del tutto, e qualcosa di umido si stava muovendo. Una nuova cicala? Certo, stava facendo la muta e non ero al corrente di questo suo rinnovarsi. Ci sono volute altre due ore, perché le sue nuove ali accartocciate si distendessero, si indurissero abbastanza per poterla sollevare in volo. Non era morta, ma io si, di sonno! Però questa esperienza non la scorderò per il resto della mia vita.

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  2. Così, per caso, mi hai riscoperto, Danila Oppio! Sai, anch'io faccio concerti in giro, come le Cicale. E di loro avevo parlato proprio non tante notti fa. Devono averlo saputo e una di loro è venuta a farsi conoscere di persona.
    Per me è stato un GRANDE REGALO incontrarla.
    Ho ancora dentro quel momento e, più che un'armonica, dato il sonoro ritmato e singhiozzante, sembrava avesse ingoiato un ORGANETTO.
    Angela Fabbri

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  3. Quella cicala è stata fortunata, perché ha incontrato te, che non l'hai uccisa. Oggi ho letto una notizia di un fatto accaduto in Inghilterra, dove un pensionato al bar ha ucciso un gabbiano, sbattendolo contro il muro, perché il poverino si era permesso di rubargli una patatina dal suo piatto. E' scandalosa una reazione del genere, pura crudeltà. Tu gli avresti offerto tutte le patatine, purché restasse vicino a te, ne sono più che certa.
    Danila Oppio

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