LO SPIRITUALISTA LAICO NON ASPIRA AD UNA PERFEZIONE FORMALE E CODIFICATA di Paolo D'Arpini
Lo spiritualista laico non aspira ad una perfezione formale e codificata...
Nisargadatta Maharaj, relativamente alla sua persona disse: "Ho lasciato che la mia natura umana si sviluppi, nel modo in cui il suo destino lo vuole, io rimango come sono.”. E questa era la sensazione vissuta di fronte a lui, si osservava un uomo che dal comportamento non differiva assolutamente da chiunque altro nell'esprimere ciò che era, senza remore o aggiustamenti.
D'altronde cosa c'è da aggiustare? Cosa può oscurare la consapevolezza di sé una volta ottenuta quell'esperienza? Quella esperienza serve forse a cambiare se stessi? Forse semplicemente a ricordarci chi siamo veramente: pura consapevolezza. Ed una volta avuta quell'esperienza, quel satori, dovremmo lasciare che "la natura umana si sviluppi, nel modo in cui il suo destino lo vuole".
D'altronde se è il destino a volerlo come potremmo opporci, possiamo solo arrovellarci e rifiutare ciò che stiamo vivendo. Nel rifiuto c'è sofferenza. Nell'accettazione c'è pace.
Se in seguito a quella esperienza diciamo di non poter osservare ciò che siamo non è corretto poiché siamo in grado di descrivere ciò che osserviamo, anche se la tale osservazione sembra macchiata di "pregiudizio", insomma succede e non perché non ti piace il panorama, il film di questa esistenza che incarniamo.
Ma le cose succedono, malgrado tutto e aldilà della nostra volontà. Diceva Sai Baba di Shirdi che l'unica libertà che abbiamo è accettare ciò che ci è dato vivere o rifiutarlo, è da questo diverso atteggiamento che sorge la propensione a vivere un nuovo "karma" o che ci consente di restare distaccati.
Ed infine cosa scegliere? Non esiste una scala di valori, tutto si manifesta contemporaneamente e nella stessa condizione, quel che ci piace e quel che non ci piace, quel che siamo nella carne e quel che siamo nello spirito. Perché, come dicono i buddhisti "il buddha è presente nei dieci mondi della manifestazione, dagli inferi alla buddhità".
C'è veramente un Io superiore da conquistare, un io inferiore da perdere?... Non c’è nulla in verità che si "raggiunge" o si “perde”, nemmeno l’io individuato che è pur sempre un aspetto della Realtà. Pertanto, come disse il vate: "ama il tuo sogno se pur ti tormenta!"
Nisargadatta riferisce che Siddarameshwar Maharaj, il suo maestro, gli disse: "Tu sei l'assoluto, credi alle mie parole ed agisci di conseguenza", io stetti alle sue parole con fede e perseveranza e realizzai la loro verità"
La verità è sempre "laica" e libera da ogni identificazione o rifiuto dell'identificazione - ...anche il grande saggio Ramana Maharshi restò “laico” per tutta la vita, gettò via il cordone da bramano ma non si fece mai monaco, Ramana era uno stretto non dualista, che rifiutò di entrare in un qualsiasi ordine religioso...
Paolo D'Arpini - spiritolaico@gmail.com
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