LA SCRITTRICE MANUELA CHIAROTTINO: LO SCAMBIO TRA CULTURE E IL DIALOGO SONO UN ARRICCHIMENTO
Di Francesca Ghezzani
Manuela, nella maggior parte dei tuoi libri ti vediamo sempre impegnata
ad affrontare tematiche sociali importanti, dalla discriminazione al
pregiudizio, dalla malattia a quei fenomeni sociali che potremmo definire come
le piaghe della nostra società. Qual è il messaggio che vuoi dare ai tuoi
lettori?
Vorrei far capire che anche i
cosiddetti romanzi rosa possono contenere tematiche importanti e, attraverso
storie legate ai sentimenti, far arrivare non solo emozioni ma anche spunti di
riflessioni. Se c’è un lieto fine per me è un simbolo di speranza che voglio
trasmettere a chi mi legge.
Vorrei ripercorrere una delle ultime tue opere, “Fiori di loto”, edito da BUENDIA BOOKS e uscito, non a caso, lo scorso 14 febbraio, proprio nel giorno di San Valentino perché si tratta di una storia di amore per se stessi e per la vita, un grande romanzo di amicizia e resilienza. Chi sono e cosa vivono le due protagoniste Ah-lai e Laura?
Sono due donne all’apparenza molto diverse tra loro, ma
accomunate da un evento doloroso e dalla volontà di rinascere. Laura, ha subito
l’asportazione del seno, mentre Ah-lai, un’anziana donna cinese, la fasciatura
dei piedi. Il romanzo è in fondo un inno alla resilienza femminile e alla
speranza. Sono donne che possono apparire fragili, ma entrambe hanno trovato
dentro di loro una forza che non sapevano di possedere e una nuova fiducia
nella vita e nell’amore.
Oltre a combattere contro quello stereotipo di bellezza femminile, quei
dettami di bellezza e sessualità, decretati, chissà perché, dagli uomini e
dalla società, che spesso dagli uomini è gestita, qui è presente anche un forte
senso di interculturalità, non trovi?
Sì, certo, nel romanzo metto a
confronto due culture e l’amicizia tra le due protagoniste è anche un simbolo
di come alcuni sentimenti e situazioni possono accomunarci e di come la
conoscenza e lo scambio fra culture diverse possa essere un arricchimento per
ambo le parti.
Veniamo, invece, all’ultimo tuo romanzo, da poco uscito, dal titolo “La
stessa rabbia negli occhi”. Qui parli del rapporto tra adolescenti e adulti. Da
scrittrice e da mamma, quali punti di forza e quali di debolezza trovi tra
genitori e figli oggi?
In questo romanzo metto in luce
come a volte sia difficile comunicare, spesso si ha paura di deludere, di
ferire, ma la chiusura non è che un muro di protezione, e questa è una cosa che
può valere da ambo le parti, ragazzi e adulti. Come scrittrice cerco di emozionare
i lettori e dare loro spunti di riflessione, questa storia in particolare è
rivolta sia ai ragazzi che ai genitori, proprio perché esplora molte
problematiche; come mamma, alle prese con un giovane ragazzo, credo che i punti
di forza siano sempre il dialogo e la sincerità. Non si è deboli nel mostrare i
propri sentimenti o le proprie paure, non è necessario nascondere le cadute,
anzi, ma piuttosto mostrare come ci si rialza. E poi credo che non bisogna porsi
alla pari, il che non vuol dire non parlare, ma conservare il rapporto genitori
e figli e non diventare soltanto amici, mantenendo sempre il rispetto
reciproco.
Torniamo al rapporto genitori e
figli. I ragazzi devono potersi fidare dei propri genitori, ma anche dei propri
insegnanti, questi ultimi in particolare devono possedere una sensibilità
riguardo al tema e parlarne apertamente in classe. Ritengo poi che una figura
di counselor dovrebbe essere presente in ogni scuola, proprio per avere chi
possa consigliare il ragazzo senza alcun giudizio. Con i mezzi moderni
peraltro, se può essere una difficoltà per un giovane il presentarsi di persona,
per imbarazzo o per paura dei commenti dei compagni, si potrebbe pensare a
istituire una forma di consulenza on line.
Citi, infine, nelle tue pagine comportamenti autolesivi come il cutting, campanello d'allarme di quale disagio o paura?
Le ragioni per cui si arriva all’autolesionismo possono essere diverse; un fattore scatenante è proprio il bullismo, ma può derivare anche da una situazione difficile in famiglia, da una frustrazione repressa, dalla mancanza di comunicazione, dalla solitudine, fino ad arrivare alla vera e propria depressione. C’è chi ne è vittima perché non riesce a superare le emozioni negative e sfoga così il suo dolore, perché proprio attraverso il dolore sfoga ogni sua ansia e, a volte, è l’unico modo per sentirsi vivo.
MANUELA CHIAROTTINO |
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