Margherita Levo Rosenberg, IO SONO QUEL CHE SONO, Palazzo Imperiale, Piazza Campetto, Genova, dal 19 ottobre

Margherita Levo Rosenberg
Io sono quel che sono   - Post_reality test
Palazzo Imperiale -Piazza Campetto 8 Genova
dal 19 ottobre al 6 novembre
Inaugurazione venerdi 19 ottobre ore 18.00
Acura di Viana Conti

Io sono come l'albero che perde le sue foglie
Se fossi la Pittura le ridipingerei
Io sono come il tronco che affonda le radici
Se fossi la Scultura forse le taglierei
Dei fiori sono l'ape che sugge il biondo miele
Se fossi Madre Terra gli odori spargerei
Dei rami sono il frutto e pure la farfalla
Se fossi la Poesia gli amori scriverei
Ma sono solo il vento che soffia nei colori
E poi raggiunge Il mare e increspa le sue onde
Sparisco all'orizzonte e non ritorno mai
Semmai mi ripresento con un vestito nuovo
Io sono quel che sono, mi riconoscerai?

Margherita Levo Rosenberg, artista contemporanea,  presenta a Genova nei
saloni del cinquecentesco Palazzo Imperiale, nel contesto del Festival della
Scienza con parola chiave Cambiamenti e Paese ospite Israele, la personale
dal significativo titolo Io sono quel che sono, con il sottotitolo
Post-reality test, ambito in cui si riconosce operante e termine con cui ama
autodefinirsi. La sua opera d'artista, psichiatra, arte-terapeuta, saggista
in prosa poetica, ideatrice di filastrocche ritmate su assonanze, rime,
allitterazioni, oscillanti tra il cult e il pop, si riflette nella forma,
nel pensiero che la sottende, nella fluidità dei riferimenti che la
connotano.
Io sono quel che sono intitola una mostra che sottoscrive, su un versante,
una messa in crisi della stabilità delle certezze, siano esse etiche,
estetiche, identitarie, percettive, fenomenologiche, scientifiche,
confessionali, filosofiche, e sull'altro versante sottoscrive un atto di
fede, paradossale, nell'impermanenza delle cose  e nell'indeterminatezza
delle realtà.  L'affermazione apodittica Io sono quel che sono detiene una
potenzialità tautologica per cui potrebbe essere ribaltata nell'enunciato Io
non sono quel che non sono, senza perdere né accrescere il suo portato di
senso. Ecco da dove scaturisce la fluidità della sua Pittura fluttuante che
scorre, corre fuori dal quadro, dalla cornice, per farsi cespuglio di
filamenti vibratili, viluppo di steli e di pensieri che si imprimono sulla
verginità di pellicole radiografiche trasparenti, di colorazioni a dominante
azzurra, per corpi frammentati, per organi della mente, della poesia,
dell'immaginario. Il ciclo di questi grovigli esplosivi e cangianti si
dissemina sulle pareti o si assembla in cerchio nello spazio, per immergere
lo spettatore in un paesaggio reale e metaforico insieme che, per un effetto
cinematografico, voluto dall'artista tramite la sovra-proiezione di un
video, riporta chi guarda subito nello scenario vibrante della Natura, Nella
Sala degli affreschi di Bernardo Castello entra magicamente la prima
edizione illustrata, stampata a Genova nel 1590, del poema eroico di
Torquato Tasso La Gerusalemme Liberata. Con gesto poetico-letterario,
Margherita Levo Rosenberg esprime il suo omaggio, a testo e contesto,
ideando un'installazione aerea, site-specific, intitolata Pensieri migranti,
esposta nel salone come un volo alto di rondini. Si tratta di frammenti del
Poema tassiano stampati su pellicole radiografiche celesti, colore rinviante
alla bandiera d'Israele, da riavvolgere manualmente su se stessi.
Ma non è tutto.L'autrice ha altresì pensato a un work in progress, di ordine
relazionale, intitolato Cl-amore, invitando i partecipanti al festival e il
pubblico a trascrivere, lapidariamente, su pellicola radiografica
trasparente, già ritagliata allo scopo, un pensiero, un aforisma, una
riflessione, sul concetto di cambiamento oggi, tematica del Festival in
corso, facendole poi dono di questi pensieri che l'artista trasformerà in un
"cespuglio scritturale" di messaggi, come esito di una partecipata opera
collettiva.
Dall'introduzione alla mostra di  Viana Conti

Coordinamento
Luciana Giudici
Fotografia
Daria Cipriani
Traduzioni
Gaia Rosenberg

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