DOPO DI ME IL DILUVIO di Renata Rusca Zargar
Sono andata, per la prima volta, a una riunione di
condominio. Di solito, mio marito mi risparmia le incombenze più sgradite ma ho
pensato, eccezionalmente, dopo tanti anni, di fargli compagnia. Tra le altre grane di
normale amministrazione, si è posta la
questione della luce nel portone, rotta o bruciata da tempo.
Quando era ancora funzionante, avevo cercato di sensibilizzare
i condomini sul fatto che tenere una luce accesa tutta la notte, era un inutile
spreco di denaro per i condomini, uno spreco per il nostro paese che compra le
risorse dall’estero e una rovina per il Pianeta che
sta aumentando la sua temperatura con le distruzioni climatiche e le tragedie che
tutti stiamo subendo.
Devo precisare che il nostro portone è perfettamente illuminato da un
enorme lampione che si trova a un paio di metri e che, naturalmente, la luce
nelle scale, che si accende e spegne al bisogno, è assolutamente funzionante.
Né prima, né durante la riunione, sono riuscita a sensibilizzare
qualcuno, anzi, mi hanno guardata pensando “Ma vedi questa poverina!”
Non è la prima volta che mi succede.
Quando facevo l’insegnante, mi sono battuta strenuamente per
la raccolta differenziata nella scuola ma
le bidelle non percepivano un incentivo per separare la carta dalle lattine, ad
esempio, e, quindi, non la facevano.
Io, personalmente, invece, dato che avevo molta carta
scritta solo da un lato (organizzavo un Concorso di poesia nazionale e mi
rimanevano le molte copie anonime delle poesie), la
usavo per far fare le verifiche scritte ai miei alunni, con grande orrore dei
colleghi che richiedevano protocolli intonsi. Tali verifiche, dopo essere
conservate per qualche anno negli scatoloni, poi, vengono avviate al macero.
Nessuno ha mai guardato quei fogli, ormai già distrutti, mentre qualche albero
in più è rimasto in vita. Come diceva Emily Dickison, “Se potrò […]
aiutare un Pettirosso caduto / A rientrare nel suo nido / Non avrò vissuto
invano.”
Sono stata, in linea di massima, un'insegnante molto amata e
stimata ma, anche se qualche mia mossa poteva provocarmi un brusco crollo nella
classifica insegnanti top ten, non ho mai mancato ai miei doveri, ai miei principi
morali e neppure alle mie conoscenze scientifiche, che ho approfondito nel
tempo, perché tutto cambia e l'educazione di ognuno di noi è permanente.
Ora, non penso che la piccola luce notturna in un misero portone di
una vecchia casa possa salvare il mondo. Purtroppo, non lo penso affatto! Credo,
però, che se ognuno di noi si impegnasse a fare piccole cose, tutte insieme
sarebbero immense.
Sicuramente, ricordiamo, ad esempio, “L’ora della Terra” (quest’anno
è stata il 24 marzo), che è un
appello planetario contro il cambiamento climatico e per la difesa del Pianeta.
Certamente, non si immagina che si cambierà il mondo in quell’ora ma che tanta
gente rifletterà sui cambiamenti climatici dati dal surriscaldamento della
Terra.
Anche
noi, in Italia, lo stiamo vedendo con estati sempre più calde, alluvioni,
inverni più freddi, siccità, desertificazione, tropicalizzazione (chiedete ai
pescatori). Tante persone muoiono anche qui, per questi disastri! E molte di
più muoiono in altri paesi, quando le loro case-baracca vengono trascinate via come
fuscelli da eventi climatici di straordinaria violenza.
Allora,
cosa ci costa usare le nostre conquiste e i nostri privilegi con meno
consumismo e più oculatezza? Magari, chiudendo la luce nelle stanze dove non siamo,
indossando una maglia in più, invece del riscaldamento a tutta birra, e tanti altri
piccoli accorgimenti che non renderanno più brutta la nostra vita ma molto più
consapevole. In Liguria, poi, raccogliere l’umido con impegno significa che
verrà prodotta energia e di questo dobbiamo essere molto orgogliosi.
Luigi
XV diceva: “Dopo di me il diluvio”, ma lui, appunto, era un re francese e si
preoccupava solo di se stesso.
Io
trovo molto strano che possa fare un pensiero simile chi ha figli e nipoti.
Infatti,
se la nostra vita è, ormai, in conclusione, con la nostra indifferenza, quanto dolore
e disastri siamo disposti a lasciare loro?
Mi sa che il punto è proprio l'INDIFFERENZA.
RispondiEliminaRivolta ai propri conterranei (nel senso di persone con cui stiamo attraversando questa terra) e di conseguenza al suolo che ci fa essere vivi.
Lascerei perdere invece figli e nipoti: qui l'INDIFFERENZA
è famigliare.
E anche le povere bidelle, perfettamente consce che separare la carta dalle lattine non avrebbe migliorato il loro status economico.
Angela Fabbri
Forse non sempre per le cose che facciamo siamo pagati, ma a volte è sufficiente sentirsi appagati dal condurre un quotidiano volto al domani.( Ovviamente non penso che i soldi non servano)
RispondiEliminaOgnuno è appagato da ciò in cui crede (anche se non ne è appagato, continua a crederci), ma qualcuno, quando la necessità preme e i soldi sono pochi, crede in ciò di cui ha bisogno e spesso sono proprio solo i soldi a poterlo soddisfare.
RispondiEliminaDiscorso lunghissimo...
Angela Fabbri