VIVERE NELLA PENOMBRA di Angela Fabbri
VIVERE NELLA PENOMBRA
Seguendo
brani praticamente muti del film “L’amica geniale” di Saverio Costanzo mi è
sembrato di tornare indietro nel tempo quando anch’io ero bambina fra altre
bambine alla scuola. E l’atmosfera era tetra e fra noi ci scambiavamo discorsi
che si stavano ancora costruendo senza aiuti. Senza neanche poterci dare una
mano fra noi.
In qualche
modo i genitori e l’ambiente di scuola in cui vivevamo ci stavano insegnando il
nostro futuro così che l’avremmo imparato adagio e in modo indolore.
Sposarci,
avere figli, metter su famiglia.
Io ero
fortunata. A me era permesso anche studiare oltre, per poi lavorare, guadagnare
e contribuire così alla nuova famiglia.
Diventare
maestra come la mamma: perché una femmina è bene non faccia un lavoro fuori
casa a tempo pieno, così può farsi una famiglia e prendersene cura.
Tra i 9 e i
10 anni ho creduto sinceramente in quel destino così tranquillo certo ordinato
e predestinato. Ho creduto nel Principe Azzurro delle favole che da piccola
avevo avuto in dono. Le illustrazioni si illuminavano al suo arrivo,
cospargendosi di colori caldi e rassicuranti. Perché portava la luce che
cancellava la nebbiosità della mia vita. Mi sono persino dedicata alle bambole
e ho provato a fare vestitini (io, che prima della scuola avevo vissuto da
maschio sotto la guida del fratello più grande).
Tornando al
film e alla sua tetra atmosfera che mi ha riportato alla luce quel che ho
appena scritto, credo fu proprio questa infinita malinconia distesa sulla vita
e nella mia mente a scuotermi da quel DESTINO sapientemente distillato per
tutte noi bambine con la serenità inconsapevole di chi lo somministrava come
già gli era stato somministrato.
La
TRADIZIONE. Dico adesso senza rancore.
Vivere non
nell’ombra, ma nella PENOMBRA.
Come sotto il
continuo effetto di una DOSE di TRANQUILLANTE.
Andavo verso un
destino senza luce.
L’ho in
qualche modo sentito e sono diventata me, giorno dopo giorno, fino a chiamarmi
col mio nome: Angela.
Angela
Fabbri
(Ferrara
notte fra 9 e 10 settembre 2018)
Giusto! La TRADIZIONE vuole o almeno voleva, che il destino delle donne fosse quello di farsi una famiglia. E a tale scopo veniva insegnato alle bambine a giocare con le bambole, per impratichirsi dei piccoli mocciosi che avrebbero messo al mondo, con tenerezza. E il Principe Azzurro che nelle favole faceva sognare, spesso nella realtà fa tribolare!! Meglio essere se stessi, e seguire i movimenti della mente e del cuore.
RispondiEliminaDanila