LAVORA MA E' MINACCIATA DI MORTE
27 agosto 2018
Agitu, la ragazza etiope che alleva capre in Trentino: «Io
minacciata di morte perché nera»
In Italia dal 2010, racconta una storia di integrazione. Da
un anno subisce aggressioni nella sua azienda agricola, in Val dei Mocheni: «Mi
hanno fatto ritrovare anche uno dei miei animali senza vita»
«Brutta negra, ti uccido, torna al tuo Paese». Sono solamente
alcune delle offese ricevute da Agitu Ideo Gudeta, ragazza 40enne di origini etiopi conosciuta
tra le montagne del Trentino Alto Adige come «Regina delle capre felici» per la
sua storia d’integrazione (recentemente raccontata anche dal New York Times, ndr). Arrivata in Italia
quando aveva 18 anni, per studiare Sociologia all’università di Trento, era
tornata nel suo Paese, ad Addis Abeba, da dove nel 2010 fu costretta a scappare
per le minacce del governo guidato dal Fronte di liberazione del Tigrè (Tplf),
al potere dal 1991. A Frassilongo, nella valle dei Mocheni, da anni gestisce un
allevamento di capre e un caseificio in una struttura che porta — non a caso —
il nome «La capra felice» (il pascolo incontaminato si espande su 11
ettari di terreno, recuperati dall’abbandono).
Insulti e danneggiamenti
Non si è
lasciata spaventare dalle sfide e dagli ostacoli che l'agricoltura
pone alle donne, e nemmeno dal rischio che il suo gregge possa essere attaccato
dagli orsi. Per proteggere i suoi animali, per lei come figli, ha preso qualche
contromisura: come racconta sul sito, ad esempio, «quando vedo impronte o
segnali della loro presenza, mi chiudo in automobile con dei petardi. Basta
fare un po’ di rumore». Da circa un anno, però, la sua vita è diventata
impossibile a causa delle minacce di morte, degli insulti razzisti, dei
danneggiamenti e persino delle aggressioni fisiche ricevute da un uomo
residente nella zona.
Le minacce di morte
«Dispetti a non finire, gomme della macchina bucate nella
notte, danni ai macchinari e insulti. Negli ultimi mesi le cose sono
degenerate. Da giugno la situazione si è fatta insostenibile», ha raccontato.
Un giorno, mentre lavorava alla mungitrice, è stata afferrata da dietro: «Un
uomo mi ha preso per il collo e gridato io ti uccido, devi morire», ha
chiarito. «Sono riuscita a liberarmi dandogli un calcio e sono scappata in
casa. Ho chiamato i carabinieri e ho denunciato l’accaduto riuscendo anche a
fotografarlo mentre mi bucava le ruote della macchina». Le violenze non si sono
fermate a lei: «Ho trovato una delle mie capre morta, con una mammella
asportata da un’arma da taglio», ha spiegato.
Procura Trento apre indagine
Dopo la denuncia presentata ai Carabinieri, la Procura di
Trento ha aperto un’indagine. Da tempo residente in Trentino, la donna adesso è
titolare di un’azienda agricola e alla luce di una serie di episodi ha sporto
denuncia nei confronti di un uomo che abita nei pressi della sua abitazione e
che non sarebbe di origine mochena. Sulla vicenda indagano anche i carabinieri
di Borgo Valsugana.
La speranza è che le forze dell’ordine, allertate sull’accaduto, riescano a fermare il colpevole. Tante le manifestazioni di solidarietà nei confronti della donna arrivate sui social. Il Partito democratico del Trentino esprime «piena solidarietà» all'allevatrice etiope vittima di un episodio a sfondo razzista. «Questi episodi di violenza non possono attecchire in una terra democratica e accogliente come il Trentino, che sa bene quali siano le fatiche del lavoro in montagna e le sofferenze di chi emigra per trovare nuove opportunità di lavoro».
La speranza è che le forze dell’ordine, allertate sull’accaduto, riescano a fermare il colpevole. Tante le manifestazioni di solidarietà nei confronti della donna arrivate sui social. Il Partito democratico del Trentino esprime «piena solidarietà» all'allevatrice etiope vittima di un episodio a sfondo razzista. «Questi episodi di violenza non possono attecchire in una terra democratica e accogliente come il Trentino, che sa bene quali siano le fatiche del lavoro in montagna e le sofferenze di chi emigra per trovare nuove opportunità di lavoro».
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