DIMENTICANZE, CENSURE E RESISTENZE NEL SAHEL di Padre Mauro Armanino
Dimenticanze, censure e resistenze nel Sahel
Ci
sono persone …. Che dicono ‘No’, quando la maggioranza annuisce
con rassegnato disinteresse…
Che
alzano la fronte, quando la maggioranza la inclina…
Che
smettono di credere, quando il credo ufficiale si impone sulla
maggioranza… (capitano Marcos)
Il tempo, lo sappiamo, fa il lavoro per il quale è stato inventato. Aiuta a ricordare, dimenticare e ricostruire il passato secondo l’interesse del presente. Qui a Niamey, la capitale del Niger, i primi giorni dagli arresti domiciliari del presidente riconosciuto dalla Comunità Internazionale, Mohammed Bazoum, erano tesi e concitati. Sembrava proprio, come molti hanno notato, il colpo di stato di troppo in questo Paese eppure avvezzo a questa maniera per riattivare la vita politica trovatasi in un impasse. Nel passato era già accaduto che la guardia presidenziale, al servizio della sicurezza del presidente in carica, lo avesse invece liquidato in modo efferato. Accadde all’aeroporto militare di Niamey il 9 aprile de 1999 e sembra che lo stesso comandante della guardia fosse implicato.
Abbiamo dunque fatto progressi. E’ bastato rinchiudere il presidente e la sua famiglia nella casa presidenziale perché il colpo di stato militare assumesse forma e contenuti poi esplicitati. Chi si trovava nel Paese in quei giorni, ricorda il palpabile timore che le truppe della Comunità economica degli stati occidentali, Cedeao, intervenissero per liberarlo. Il tempo, lo sappiamo, fa il lavoro per il quale è stato inventato. Ci si è in fetta dimenticati del presidente imprigionato per passare ad altre cose. Vero, in una recente tribuna, firmata da gente di prestigio, è stata chiesta invano la sua immediata liberazione. In generale si vive, nella capitale e fuori, come se l’illustre prigioniero, fosse scomparso, dimenticato. Con lui altre persone arrestate e detenute da allora per qualche legame reale o presunto con lui e affari attinenti alla sua persona. Scese, senza colpo ferire, la dimenticanza su questa vicenda che l’invisibilità mediatica facilita e amplifica. La dimenticanza ha poi contaminato la democrazia, la partecipazione del popolo e soprattutto la cancellazione dei poveri dall’agenda di chi detiene, al momento, il potere.
Ci
sono persone ... Che hanno dei principi, quando la maggioranza
inventa alibi…
Che
cercano la verità e la giustizia, mentre la maggioranza si perde.
Che
camminano per trovare, quando la maggioranza siede ad aspettare
(capitano Marcos)
Figlia adottiva della dimenticanza è dunque la censura. Essa decide ciò, che personalmente, socialmente o politicamente, debba essere ancora ricordato oppure scomparire, inghiottito dal non accaduto. E’ il caso dell’autocensura nei mezzi di comunicazione, in buona parte degli intellettuali di spicco, nei capi religiosi in perpetua questua di potere, soldi e prestigio dovuto alla prossimità col regime. Ma la prima ad essere compita dalla censura è la giustizia che, funzionale ai detentori del potere, metterà in pratica il detto nel quale si afferma che è vero che ‘la giustizia è uguale per tutti’ ma è altrettanto vero che ‘non tutti sono uguali per la legge’. Lo scriveva opportunamente il novellista George Orwell nella sua metafora ‘la fattoria degli animali’. Accanto alla giustizia la censura contaminerà la politica, percepita come inutile, dannosa o quanto meno irrilevante quando c’è di mezzo l’agognata indipendenza e sovranità.
Ci
sono persone... Che vegliano, anche se la maggior parte dormono…
Che
si sacrificano, mentre la maggior parte viene amministrata…
Che
si ribellano, quando la maggioranza obbedisce… (Capitano
Marcos)
Mauro Armanino
Niamey, ottobre 2024
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