LE RACCOMANDATE DEGLI ALTRI di Renata Rusca Zargar
Mio marito, malauguratamente, ha un cognome
straniero e abita con me in via Pietro Scotti, una via che incrocia via
Bernardo Forte, a Savona. Non so se sia questa la causa scatenante, ma capita,
da anni, che, qualche volta, i postini lascino nella nostra buca delle lettere
la posta di persone dal cognome straniero (molto diverso dal nostro) che
abitano in fondo a via Forte, ad alcune centinaia di metri.
All’inizio, ho pensato che, magari, si trattasse di
qualche giovane aspirante postino che faceva uno stage o un tirocinio e mi
dispiaceva che, andando a protestare, avrei potuto fargli passare un guaio o
fargli rischiare, addirittura, di non essere, magari, assunto. Così la posta l’abbiamo
consegnata sempre noi ai destinatari (si tratta di farsi aprire il portone da
sconosciuti, spiegare come mai abbiamo noi la loro posta mentre ci guardano
male. D’altra parte, l’art. 15della Costituzione recita: “La libertà e la segretezza della
corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.”).
Dato che gli errori continuavano, ho messo un grande
biglietto sulla mia buca delle lettere rivolgendomi ai “Gentili postini” e
spiegando che siamo in via Pietro Scotti (cosa che sanno benissimo, visto che
lasciano la nostra posta). Mi hanno risposto sotto anche con una battuta:”Quali
postini?”, perché, forse, sono al corrente che, non essendo giovane, sono un
soggetto classico da prendere in giro.
Ora è arrivato l’ennesimo avviso di una raccomandata
non nostra. Mi chiedo che cura abbiano le Poste Italiane delle raccomandate.
Così, dato che mi trovavo vicino alla Posta
Centrale, sono entrata e, visto che
avrei dovuto fare la coda (!!!) in qualsiasi sportello, mi sono rivolta, con l’avviso
della raccomandata non mia in mano, alla prima persona della Consulenza che, in
quel momento, non aveva nessun cliente.
Dunque, ho saputo che loro non possono farci niente,
che io devo rivolgermi al luogo dove partono i postini, cioè piazza Aldo Moro,
oppure all’ufficio postale di Corso Tardy e Benech, che è l’ufficio (lontanissimo,
scomodo, senza parcheggio, con code di ore) dove la nostra zona, purtroppo, ritira
le raccomandate.
Cioè, io devo perdere tempo e fatica perché le Poste
non si fanno carico di un loro errore! Devo farmene carico io, che, fino a
oggi, ho pensato a quei poverini che, magari, aspettavano la posta o le
raccomandate e gliele ho consegnate, invece, che buttarle a casaccio come fanno
loro!
Questa è l’Italia, questi sono i lavoratori!
A tali postini e impiegati delle Poste (e anche dirigenti,
se le regole sono che non si fanno carico dei loro problemi), per favore, diamogli
il reddito di cittadinanza, così staranno a casa in pace senza più fare danni.
http://www.liguria2000news.com/savona-gentili-postini.html
Ne risulta che i disservizi, anche quando causati dalle aziende, siano sempre un nostro problema!
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