SPLENDORI E MISERIE... DELLA TIVU' di Renata Rusca Zargar
Non mi intendo molto di
lottizzazione della Rai, di spartizione e di occupazione di poltrone, anche se
ne ho sempre sentito parlare. Non saprei proprio tracciarne una storia o
evidenziare dei cambiamenti, nel corso del tempo.
Ma certo è che, in
particolare, ho amato sempre molto la tivù. Quando ero bambina, mio padre aveva
comprato la televisione e l’aveva posizionata in salotto. Dopo il mitico
Carosello, però, io dovevo andare a letto. A quel tempo, erano in programma, in
prima serata (non c’era la seconda), degli sceneggiati (allora si chiamavano
così) che proponevano la riduzione per lo schermo di grandi capolavori della
letteratura o vite di eminenti protagonisti. Recitavano, in quell’epoca,
indimenticabili attori, e mi è rimasto in mente, tra i tanti, Giorgio
Albertazzi.
Mio padre, che amava
trascorrere la serata davanti a quella scatola magica, mi permetteva di
rimanere un po’ a guardare e io mi facevo piccola piccola, accoccolata in una
poltroncina, perché si dimenticasse di me. Dopo un po’, però, arrivava mia
madre, in camicia e cuffietta, che si alzava a controllare, visto che si
coricava rigorosamente alle ore 20. Mi faceva filare a letto perché dovevo
andare a scuola, la mattina. Poi, tornava a dormire e io, sempre più silenziosa
e piccola, tornavo nella poltroncina. A quel tempo, la Rai era molto educativa,
oltre a divulgare l’italiano come lingua nazionale al posto dei dialetti, e a
insegnare a leggere e a scrivere a tante persone (tutti abbiamo sentito parlare
di Non è mai troppo tardi, con il leggendario maestro Alberto Manzi).
Gli anni sono passati e,
forse, ho cominciato a pensare che la televisione fosse filogovernativa,
filoclericale, conservatrice, e che non spendesse al meglio il denaro pubblico
(ne avevo trattato anche nella mia tesi di laurea). Così, mi ero parecchio
allontanata, per lo meno dall’informazione.
Dopo altro tempo, si è
iniziato a discutere sulla possibilità che i canali televisivi privati
diventassero nazionali. Ero stata subito molto favorevole perché avevo pensato
che, finalmente, l’informazione sarebbe stata plurale e si sarebbero potuti
vedere più giornali, guadagnandone in formazione e crescita delle persone.
Oggi, dopo anni di esperienza di quello che è stata ed è, in pratica, la tivù
privata, considerati i costi-benefici di un giornalismo più aperto, non so se
sarei ancora favorevole. Come insegnante, ad esempio, ho combattuto a lungo, in
classe, contro il Grande Fratello, che aveva sdoganato l’ignoranza e la
volgarità, e contro molti altri programmi che hanno cambiato in peggio,
giorno dopo giorno, i costumi e la morale degli italiani.
Ormai, pur di apparire
nel piccolo schermo, siamo disposti a tutto; l’apparire, e non l’essere, è
diventato un valore assoluto.
Insomma, la mia passione
per la televisione è continuata con alterni e opposti sentimenti. Generalmente,
prediligo, appunto, le notizie e la politica. Qualche anno fa, però, mi è
capitato di seguire una fiction (adesso si chiamano così). Simpatica, niente di
che, molto apprezzata dal pubblico. Peccato che, in una delle ultime puntate,
si dicesse che la protagonista doveva perdonare e riaccogliere in casa il
marito che, per un po’, se n’era andato con un’altra. Se negli anni duemila, ho
pensato, una donna che lavora, autosufficiente, indipendente, intelligente,
deve ancora chiudere gli occhi davanti al fallimento della sua relazione con il
marito e tenersi in casa il traditore, c’è qualcosa che non va. Posso capire
che dovessero farlo le nonne, senza reddito e istruzione, ma viviamo, credo, in
altri tempi! Invece, cosa propone la televisione pubblica alla gente? La
sudditanza della donna.
Ho smesso immediatamente
di guardare le fiction.
Ma si sa, la carne è
debole, le serate lunghe e, negli ultimi due anni, mi sono fatta riacchiappare
dalle fiction. Questa volta, però, l’esperienza è stata, per me, molto
positiva. Le storie presentavano la normalità assoluta di persone divorziate,
separate, risposate, figli con problemi di tutti i tipi, persone con diversi
colori della pelle, proprio come nella nostra quotidianità. E soprattutto, sono
apparsi gli omosessuali e le famiglie arcobaleno, proposti con le stesse
problematiche di qualsiasi altra famiglia. Questo modo di raccontare la vita,
io lo ritengo un progresso della civiltà perché gli italiani hanno molto bisogno
di essere educati su questi soggetti. Nei miei tanti anni di insegnamento, ho
visto adolescenti, che certo non lo avrebbero mai cercato né desiderato,
diventare gay perché così aveva voluto la natura. E bisogna saperlo. Come
bisogna sapere che l’unico modo per combattere la violenza sulle donne, oltre
alle denunce, sia educare maschi e femmine alla libertà, alle pari opportunità
ma anche all'insuccesso, alla perdita. Se la tivù di stato, allora, orienta il
grande pubblico, in modo piacevole, a non essere bullo, omofobico, razzista,
maschilista, a rispettare la dignità di tutte le persone, compie davvero il suo
servizio pubblico.
Ora, questo governo deve
prendersi la Rai. Non voglio definirlo il governo dell’incompetenza ma,
sicuramente, il governo di chi non ha mai studiato né lavorato, che si nutre di
slogan per manipolare il ventre molle del popolo bue.
Dunque, sento dire che
cambieranno i vertici secondo, forse, l’atmosfera che si coglie nell’aria.
Speriamo che quest’atmosfera non ci porti tutti, come già sta accadendo
purtroppo, a fare il tirassegno, che non fomenti il nostro odio e non ci
permetta di sdoganare apertamente tutte le nostre bassezze, che porteranno,
inevitabilmente, a un maggior numero di delitti.
Speriamo che non ci
sentiamo di nuovo proporre in tivù l’angelo del focolare e molte altre
vecchiezze contro quei pochi diritti che, con grande fatica e assurda lentezza,
erano stati conquistati. Incrociamo le dita, come si suol dire, perché l’Italia
non faccia un altro balzo all’indietro.
In ultimo, mi pare di
ricordare, dato che abbondano, in questi tempi, le citazioni, fisiche e
verbali, del Duce, che, allora, il popolo bue lo abbia osannato in adunate
oceaniche nelle piazze. Poi, però, é stato quello stesso popolo bue che ne ha
dileggiato il cadavere, orinandogli sopra e prendendolo a calci.
A conferma del fatto che
le masse cambiano opinione.
Un tempo, molto
lentamente, oggi velocissimamente!
Nel bene e nel male.
http://www.liguria2000news.com/splendori-e-miserie…-della-tivu.html
Intanto, Renata, hai SDOGANATO tu un mucchio di cose che stanno dentro, sicuramente, oltre a te e a me, a un sacco di altre PERSONE.
RispondiEliminaCon ALBERTO MANZI, un bel po' in ITALIA lo sono diventate.
Lo siamo diventate: ci ha unito lui più di Garibaldi.
Come è andata avanti la TV? Come tu dici, a furia di mettere in scena e andarci, ha cresciuto GENTE fatta solo per apparire. E quando appare una volta, è difficile strigarsela!
Angela Fabbri