IL PONTE DI CORDE di Angela Fabbri


Il  PONTE  di  CORDE


Un ponte di corde e tavole di legno  l’ho attraversato davvero. Quando ero piccolina, 5 o 6 anni, assieme a papà e mamma e il fratello grande (cioè 3 più di me).

Penso fosse in Romagna, nell’interno, mi sembra in mezzo a un bosco di pini marittimi, la mia memoria non è molto chiara riguardo alla scenografia. So solo che mi sembrava lunghissimo, che non finiva mai. Ricordo bene invece la mia meraviglia e un po’ di batticuore, ma ero con la mia famiglia, dunque fiducia, paura mai. E andavo avanti con quei miei piedini sulle tavole di legno e alzavo adagio le manine e le riappoggiavo alle corde su quel ponte che si muoveva anche se allora eravamo tutti molto magri, di poco peso. Non era finita da tanto la guerra. La cioccolata era ancora ‘surrogata’ e la Nutella non ancora inventata…

Nemmeno il Nulla era ancora stato inventato per noi persone semplici del dopoguerra. E la paura non esisteva più, se n’era andata.

Così, trovando un ponte di tavole e corde, tirato chissà come e chissà da chi fra due gruppi di alberi, si poteva andare tranquilli. Un po’ come andare in balcone a stendere i panni sui fili agganciati fra due case vicine.

Angela

(Ferrara notte fra 19 e 20 agosto 2018

Commenti

  1. Da bambini non si conosce il pericolo e ogni esperienza nuova è una bella avventura. Da grandi sono ricordi che fanno molta compagnia.
    Danila

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