I DIRITTI DEI BAMBINI NEL NOME DI CHARLIE GARD di Renata Rusca Zargar



Questa mattina, ho visto passare un’ambulanza con l’auto della polizia a farle strada. Subito, mi è venuto in mente quel giorno, di molti anni fa, in cui mi trovavo sull’ambulanza con mia figlia minore in procinto di nascere assai in anticipo sul tempo previsto. La polizia ci aveva permesso di evitare il traffico per raggiungere al più presto l’ospedale Gaslini di Genova.

Le previsioni dei medici, però, erano state infauste e, a un certo punto, avevo accettato la volontà di Dio e mi ero affidata. Mia figlia, infine, si è salvata, ma non posso dimenticare l’angoscia e le difficoltà che io, suo padre, la piccola e persino la sorella più grande, abbiamo dovuto affrontare.

Invece, purtroppo, la vicenda di Charlie Gard si conclude nel più infelice dei modi.

Qualunque genitore può comprendere che perdere un figlio/a è innaturale e, sicuramente, è la più drammatica sofferenza che possa capitare all’essere umano. Qualunque genitore darebbe la vita per il proprio figlio/a. Qualunque genitore sa quanta insopportabile ansia porti anche solo una patologia, un piccolo intervento, persino un’influenza del proprio figlio/a!

Per questo, condividiamo la strenua lotta dei genitori di Charlie, che sarebbe stata anche la nostra se fossimo stati al loro posto. Genitori tanto sfortunati da essere entrambi portatori sani di una malattia genetica rarissima e di averla trasmessa al proprio figlio, una malattia così rara che, conoscendosene solo 16 casi nel mondo, non ha, per ora, una cura.

Certamente, se fosse stato possibile somministrare la terapia sperimentale del  professor Michio Hirano della Columbia University di New York, Charlie sarebbe diventato una cavia umana, perché tale terapia non è stata mai testata neppure su animali, solo in vitro. Essere una cavia umana sembra davvero brutto, parlandone: nessuno vorrebbe essere una cavia.  Eppure, molte nuove scoperte sono state provate sulle persone e da quei tentativi derivano grandi successi e miglioramenti per l’umanità.

La terapia sperimentale sarebbe stata, comunque, un percorso molto difficile:  si sarebbe trattato solo di un 10% di possibilità di miglioramento in un soggetto con danni cerebrali importanti, che non si muove, non si alimenta, non respira, senza le macchine. Infine, proprio le condizioni irreversibili del bambino, hanno determinato la rinuncia a questa prova.

A fronte del grande rispetto per i genitori, mi fa, invece, un po’ sorridere che Trump abbia concesso prontamente la cittadinanza americana al bimbo.

Una persona tanto sensibile nei confronti di un solo bambino non si capisce come possa aver pensato, ad esempio, di ampliare il muro con il Messico. Trump vuole impedire, più dei suoi predecessori, l’accesso al suo felice paese dei poveracci dell’America Latina già tanto massacrata e sfruttata, per secoli, dall’imperialismo degli Stati Uniti. Dunque, per i bambini messicani, guatemaltechi, honduregni, salvadoregni e nicaraguensi non c’è nessuna pietà!

Ormai, il milione e 300mila sterline raccolte con un appello sul web per l’ipotetico trasferimento di Charlie negli Stati Uniti, diventeranno una fondazione a suo nome. Facendo del bene ad altri, i genitori potranno mitigare il dolore.

Così, potranno usare il denaro per altri bambini malati, per la ricerca sulle malattie rare e, perché no?, per salvare piccoli bambini dalla fame, per farli vaccinare, per impedire che diventino bambini soldato, prostitute/i nelle  mani dei pedofili, schiavi nelle piantagioni di cioccolata o nelle miniere di diamanti…

Purtroppo, di bambini che soffrono, nel mondo, ce ne sono milioni e milioni.

Qualcuno ha i genitori belli e giovani pronti a lottare fino alla fine.

Qualche altro, magari, i genitori non li ha più o sono analfabeti e poveracci, senza alcun mezzo per far valere i diritti dei bambini che dovrebbero essere gli stessi dappertutto.

Commenti

  1. Il problema è che ci sono talmente tanti bambini nel mondo che hanno bisogno di affetto, cure mediche, insegnamento e avvio alla vita che, anche quando si comincia, non si sa come continuare, dove continuare, senza fare, da privato, delle scelte.
    Non è questo il modo. L'umanità, se ci tiene a chiamarsi tale, ha da darsi una scrollata che arriva a coprire l'Africa e le Americhe e le isole là intorno. Non riesco a spiegarmi meglio. Lavoro solo coi miei mezzi.
    Angela Fabbri

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