UNA MORTE DIGNITOSA PER TUTTI I DETENUTI O SOLO PER I RICCHI CAPI DELLA MAFIA? di Renata Rusca Zargar
Il difensore di Totò Riina ha chiesto nuovamente il differimento della pena o,
in subordine, la detenzione domiciliare per gravi motivi di salute del suo
cliente. La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza,
invitando i giudici di sorveglianza del tribunale di Bologna a esprimersi
ancora su questo punto, il 7 luglio.
In
questi giorni, dunque, arde la discussione tra esperti, tuttologi, persone
comuni. Ci si chiede se un condannato che sta scontando 17 ergastoli per una
enorme quantità di delitti, oltre che per aver condotto centinaia di persone
alla delinquenza, un capo mafioso, possa avere un tale beneficio.
Non si può dimenticare che tutto il
Meridione, tanto ricco di bellezze artistiche, paesaggistiche, di agricoltura, allevamento,
di meraviglie dell'artigianato, gioielli, oggettistica, rimane sottosviluppato
a causa di mafia, camorra, ‘drangheta. Quante famiglie non hanno lavoro a causa
di questo sistema? Quante famiglie hanno perso i figli perché si sono affiliati
alle organizzazioni criminali?
Le persone morte per causa diretta o indiretta di Riina –innumerevoli- non solo non hanno avuto una morte dignitosa ma non hanno avuto nessun differimento della morte né possono mai più tornare ai loro domicili con i loro cari.
Le persone morte per causa diretta o indiretta di Riina –innumerevoli- non solo non hanno avuto una morte dignitosa ma non hanno avuto nessun differimento della morte né possono mai più tornare ai loro domicili con i loro cari.
Però,
è senz’altro giusto che lo Stato non si dimostri insensibile o vendicativo.
Lo
Stato non è alla pari dei delinquenti ma deve essere sempre Moralmente Alto.
Ora,
sembra crudele che un uomo di 86 anni, con gravissime patologie, senza
dubbio molto vicino a una morte non
scevra di forti dolori, non possa avere un briciolo di lenimento alla fine del
suo percorso terreno.
Eppure,
non ce la sentiamo di immaginarlo sereno, attorniato dai suoi fedelissimi,
mentre impartisce le sue ultime volontà e indicazioni, magari ordinando altri
assassini e delitti, nel mentre che la Madonna, in processione, si genuflette
davanti alla sua casa!
Sarebbe
un’ulteriore vittoria della mafia e molti altri giovani sarebbero attratti da
questo esempio vincente.
Infine,
non mi pare di aver sentito tanto schiamazzo per i poveracci in galera in
condizioni miserabili, senza denaro per avere un buon avvocato né - men che
meno- statue della Madonna che gli si inchinino davanti.
Se
io fossi il giudice, farei una proposta più che ragionevole.
Riina
potrebbe finire quel che rimane della sua vita in casa sua se chiedesse
perdono.
Tale
perdono dovrebbe essere trasmesso a reti unificate, compreso le tivù private,
ed egli dovrebbe dire che la sua vita è stata sbagliata. Che si pente per quel
denaro grondante sangue che lui e la sua famiglia hanno goduto. Che la dignità
della persona non è di accumulare ricchezze e potere sul dolore altrui ma
lavorare e guadagnare il giusto, rispettando gli altri esseri umani.
Dovrebbe
invitare i giovani a non seguire il suo orripilante esempio ma a fare di tutto
per cambiare un paese tanto disonesto. Perché la tranquillità della coscienza è
la sola che può farci felici.
Se
dicesse queste cose pubblicamente, per me, avrebbe recuperato un po’ della
dignità che tanto cerca.
Sono con te, Renata.
RispondiEliminaAbbiamo visto in tv il DJ Fabo, che, pur morente, si è mostrato e espresso per noi.
Che Riina abbia la stessa possibilità di mostrarsi come è ora, morente anche lui.
Riina può ancora parlare e allora, con questo dono che gli è stato lasciato, si faccia uscire il fiato e chieda perdono,davanti a tutti, a tutti quelli cui ha massacrato la vita.
Angela Fabbri