COMBATTERE IL TERRORISMO CON LA PROLIFERAZIONE DELLE ARMI di Renata Rusca Zargar
I
maligni potrebbero dire che un bell’aiuto preventivo Trump l’ha già dato all’Europa
tutta concludendo un’importante vendita di armi all’Arabia Saudita (110
miliardi) che, come tutti sanno, non ha mai avuto niente a che vedere con il
terrorismo (!) ed è altresì nota come paradiso dei diritti umani e della
democrazia (tanto è vero che non ha neppure un Parlamento).
Invece,
re Salman userà le armi contro i (fratelli) musulmani, oltre che in Siria e in Iraq
(più che per contrastare l’Isis per combattere gli sciiti e l’Iran in particolare),
in Yemen dove, secondo il presidente dell’Alto commissariato delle Nazioni
Unite per i diritti umani, la coalizione a guida saudita ha causato il doppio
delle vittime civili rispetto a tutte le altre forze messe insieme, quasi tutte
in conseguenza degli attacchi aerei.
Clinton
(Bill), come capo di una moderna democrazia imperiale, pensava che un aumento degli armamenti in
alcuni paesi fosse utile per bilanciare le varie potenze e, quindi, mantenere
la pace (oltre che per sovvenzionare l’economia americana con cospicue transazioni).
I risultati
pratici sono stati, dunque, guerre dappertutto ed enormi capitali dilapidati in
armi persino da stati in cui vige un’estrema povertà degli abitanti. L’odio per
il sistema imperialista, colonizzatore e sfruttatore occidentale, è stato così seminato
a piene mani.
Tuttora,
lo stesso Isis, dispregiato tanto a parole, invece di essere cancellato dalla
faccia della terra, viene foraggiato e mantenuto in vita per complicate
dietrologie di potere che il comune cittadino non può capire.
Eppure,
il comune cittadino si trova di fronte a migrazioni epocali potenziate da tutte
queste guerre. Migrazioni che i nostri geniali politici non hanno ancora pensato razionalmente e onestamente a
come fermare, se non vagheggiando campi di concentramento in Turchia e in
Libia.
Se,
una volta, la guerra si combatteva con lancia e spada e il massimo distruttivo
poteva essere una catapulta, i tempi sono molto cambiati.
I
droni e le bombe intelligenti si sono rivolti troppo spesso contro i civili.
E
se la guerriglia, che ci è stata molto utile durante la seconda guerra
mondiale, si volgeva contro obiettivi militari, oggi, invece, il terrorismo,
che è una forma di guerriglia, si volge
contro i civili.
Combatterlo
con bombe, aerei, razzi non serve.
In
ogni paese europeo o americano ci sarà sempre qualche disagiato, qualche disturbato
mentalmente, qualche piccolo delinquente occasionale, desideroso di sdoganarsi
da un miserabile futuro entra-esci delle patrie galere.
Con
la finta scusa di un’abusiva interpretazione religiosa, potrà aspirare a essere
un eroe di guerra, una guerra di nuova fattura, innescata da quelli che, ad
esempio, in Arabia Saudita, inchinandosi al monarca, hanno saputo vedere solo
le più grandi riserve di petrolio al mondo.
Nella foto: un ospedale bombardato in Yemen
Farò un'aggiunta:
RispondiEliminaLa mancanza di lavoro dà sicuramente un danno economico.
Ma adesso è chiaro che crea anche un danno nell'animo umano.
Ci vuole un po' per rendersene conto, il processo è venuto avanti lento e silenziosamente e inconsciamente è rimasto nascosto.
Il lavoro dà prima di tutto la dignità delle regole, crea dovere e senso di responsabilità e questo costruisce futuro (famiglia, figli).
Senza lavoro si entra nel mondo dove tutto è lecito in nome della disperazione interiore che fa sentire priva di senso la nostra vita.
Non credo ci siano in giro per il mondo tutti questi malati genetici di mente.
Credo che lo si diventa, poco a poco e senza accorgersene.
Angela Fabbri