IN QUEL DI TERRA DI BERGAMO - Salone del libro di Torino
https://www.salonelibro.it/visita/I-consigli-per-la-visita.html
Buona giornata a tutti! Ho sempre sognato di trasformarmi in una genzianella! Ho scritto un racconto che termina con questo mio pensiero e che si intitola "In quel della Terra di Bergamo".
L' ho inviato al concorso " Amare la Lombardia" ed è stato scelto per la pubblicazione insieme ad altri dalla Rudis Edizioni.
https://www.facebook.com/concorsiletterari.net/videos/i-concorsi-di-rudis-edizioni/502389198282624/
Sarà presentato al Salone del Libro di Torino 2025 dove la casa editrice avrà un suo stand appoggiata a Idrovolante. Ambedue hanno sede a Roma. Padiglione 3 stand 128 (Rudis, Idrovolante).
Nel racconto parlo di Piazzatorre, della Val Brembana e di Bergamo. Il giorno 16 maggio alle 18 sarò insieme agli altri autori per firmare le copie a chi le acquisti. Una bella notizia inattesa in un giorno che più nero di così non poteva essere...
Il buon Dio toglie e dà...
Il fatto singolare è che anche Renata Rusca, la mia insegnante di scrittura creativa sarà là allo stand di un' altra casa editrice (Stand H04, Padiglione 2) che ha dato il primo premio al suo libro Suffragette e lavandaie. Lei sì che è una vera scrittrice. Sarà al Salone per tutta la sua durata...
Se sapete di qualcuno che va al Salone passate la voce...
mi raccomando... Marina Zilio
IN QUEL DI TERRA DI BERGAMO
Era il primo ottobre del millenovecentocinquantaquattro. Due donne, una vedova e sua figlia erano arrivate a Piazzatorre in Alta Val Brembana (BG) provenienti da Cassine (AL) solo il giorno precedente. Avevano fatto un lungo viaggio in treno portando con sé due pesanti valigie di cartone stracolme del necessario per un lungo soggiorno.
Elena, la mamma, aveva vinto il Concorso Magistrale e quello era il suo primo giorno di insegnamento. Era felice e motivata. Avrebbe amato molto il suo lavoro, tanto che quei suoi primi alunni alunni la avrebbero ricordata anche quando ormai anziana, si sarebbe recata là per le vacanze estive. Alla sua vista esclamavano spesso orgogliosi e riconoscenti "La mia maestra!". Per il novantesimo compleanno alcuni di loro le avevano telefonato per gli auguri.
Marina aveva otto anni e si accingeva a frequentare la terza elementare. La mamma per far bella figura le aveva messo il vestitino delle feste, l'unico che aveva e da almeno tre anni. Era di piquet bianco con il davantino ricamato a nido d'ape e il collettino tondo smerlato. I calzettoni e le scarpine erano bianchi e intonati all'abito come usava a quei tempi. Lei si era sentita in imbarazzo tutta la mattina. I compagni di scuola la guardavano stupiti e nessuno le aveva parlato. Tornata a casa aveva detto subito che voleva vestirsi come tutti gli altri bambini e così da allora in poi era stato.
Piazzatorre è un ridente paese di montagna che si estende in lunghezza per oltre un chilometro lungo una verde vallata percorsa dal Brembo e fiancheggiata da monti rocciosi e da pinete. Era già allora una rinomata località per soggiorni invernali ed estivi. Nei fine settimana la seggiovia per le Torcole era in funzione e la canzoncina "La seggiovia di Piazzatorre che dalla valle ai monti corre" risuonava in paese ed allietava. Lì erano rimaste donne e ragazzi. Gli uomini per lo più lavoravano all' estero e facevano ritorno a casa solo per ferragosto. Erano boscaioli in Francia e muratori in Svizzera. L' atmosfera era intima ed operosa. Ognuno aveva il suo compito e lo svolgeva puntualmente. Non mancavano però le occasioni per il divertimento. Vivacità e ingegnosità erano una ricchezza aggiunta.
Marina era felice anche se non sarebbe mai riuscita ad eguagliare i compagni in abilità motorie e scorribande. Si era fatte le sue amicizie ed era serena. Era certa in cuor suo che in caso di bisogno la gente avrebbe aiutato lei e la mamma. Così sarebbe infatti poi stato quando Elena non era stata bene. Dalla vicina trattoria le avevano portato i cibi per malati caldi e invitanti. Una donna del paese infermiera era puntualmente venuta per le iniezioni. A quei tempi la solidarietà era patrimonio delle comunità montane legate alle tradizioni e al territorio.
L' ambiente naturale era meraviglioso in ogni stagione. In inverno le nevi incorniciavano di candore il paese rendendolo magico. Marina amava la lettura e in quel contesto sognava incanti ed avventure. Ogni giorno per lei era occasione di esperienze e scoperte. Quanto si era divertita nel vedere Bibi, il bassottino della vicina di casa incedere fiero sprofondando in un spesso strato di neve al punto che se ne vedeva emergere solo il codino ritto, richiamando l' idea del periscopio di un sommergibile!
Potete immaginare la sorpresa e lo stupore che aveva avuto quando quatta quatta, senza farsi vedere da nessuno, aveva provato a eguagliare i compagni mettendosi a pancia in giù sullo slittino lungo una discesa innevata e ben ripida tanto che il mezzo aveva preso velocità e lei era finita dritta dritta con la testa dentro a un mucchio di neve fortunatamente fresca così che ne era uscita senza un graffio.
A Primavera poi la natura in fiore l'aveva attratta e distratta al punto che una mattina lei e l'amichetto Mario guarda di qui e guarda di là si erano persi nel bosco. Lei intrepida aveva ritrovato la via di casa decidendo innanzitutto di invertire la direzione e poi si era fatta guidare individuando la posizione del luogo di provenienza delle campane che suonavano i rintocchi del mezzodì. Potete immaginare quanto erano in apprensione le mamme non vedendoli tornare per il pranzo. I giovani del paese erano stati già allertati e sarebbero andati a cercarli un'ora dopo. Ma loro erano invece arrivati. Era tardi, erano già le quattordici, ma erano sani e salvi e avevano fatto tutto da soli. A quei tempi era così. Si cresceva autonomi ed indipendenti e si imparava a proprie spese. Si aguzzava l' ingegno e si faceva esperienza. I compagni di Marina avevano già le loro incombenze in famiglia. Le bambine aiutavano le mamme nei lavori domestici e i maschietti andavano alle stalle a governare le mucche o nel bosco a raccogliere la legna. Si imparava ben presto a vivere e a rendersi utili. Il giovedì il paese si animava per il mercato. Erano poche bancarelle ma fornite di tutto il necessario. In paese c' erano I negozi di alimentari e bar ed alberghi. Con la corriera si raggiungeva Piazza Brembana e già arrivare lì era una festa. Ma ancor più lo era salire sul trenino che, traballante ed intrepido, lungo il fiume e fra verdi boschi, fresche acque del fiume e linde stazioncine avrebbe raggiunto Bergamo. In quella città Elena e Marina si sarebbero trasferite per non dividersi quando quest' ultima doveva frequentare le medie e vi sarebbero poi rimaste per oltre quarant' anni.
Bella e maestosa è la città di Bergamo sin alla prima vista uscendo dalla stazione ferroviaria quando mostra oltre il lungo viale alberato i propilei e lassù Città Alta posta sul colle e protetta da mura, incastonata nei monti che alle spalle la incorniciano e costudiscono.
Madre e figlia abitavano in Borgo Santa Caterina proprio di fronte al Santuario della Madonna Addolorata. La loro era una vita serena pur nel sacrificio. Marina in quel Santuario si era sposata. Quanto era emozionata quel giorno! E pur la vita
l' avrebbe sottoposta a nuove prove: la separazione e il divorzio dal marito, la morte prematura di un secondo fidanzato. Così poi si era dedicata solo al lavoro e al volontariato. La gente bergamasca è sempre stata molto operosa e generosa con chi ha bisogno. Così madre e figlia vissero in Terra di Bergamo sino al 1992, anno in cui decisero di far ritorno a Genova dove il clima era più mite. Partirono dispiaciute ma convinte della loro scelta. Tornarono ancora sino agli anni 2000 in Valle Brembana per le vacanze estive. Infine Elena era invecchiata e non poteva affrontare viaggi così lunghi.
Marina ha serbato sempre nel cuore il ricordo di tutti i suoi alunni e le loro famiglie dato che anche lei aveva fatto la maestra sin dal lontano 1966 in cui aveva solo diciannove anni. Si è mantenuta in contatto con i cari amici che nel tempo avevano allietato il tempo libero e le erano stati vicini e solidali. Ha serbato nello scrigno dei suoi ricordi la bella città e le amene campagne e castelli, ville, l chiese che testimoniano le antiche vestigia. Ha ancor oggi ormai settantasettenne nostalgia di quei monti, le Prealpi Orobie che svettano fiere e turrite fra rocce e boschi e di quel fiume, il Brembo, che nel profondo della stretta valle scorre impetuoso al disgelo delle nevi in un percorso sinuoso e molto suggestivo.
Il suo sogno nel cassetto? Trasformarsi per magia in una genzianella e restare lassù sui monti sospesa fra terra e cielo per l'Eternità! Grazie Terra di Bergamo e Lombardia per le generose accoglienza e ospitalità!
Marina Zilio
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