Stupro. La ragazza sporca


Prezzo al Pubblico € 12.00



  • Data di Pubblicazione: LUGLIO 2019
  • ISBN:9788897409793
  • Pagine:232
  • Formato: brossura Cm. 15 x 21
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 Trama del libro
Una ragazza di sedici anni viene aggredita e violentata da un gruppo di ragazzi. La giovane verrà costretta dalla famiglia a nascondere l'accaduto, in ragione di una paura recondita e radicata in seno da generazioni, di gettare la famiglia nell'ignominia. Monica troverà sfogo al suo malessere nella musica, esibendosi in sensuali danze, lavorando in un locale notturno, senza mai permettere a nessuno di avvicinarla. Sarà lì che incontrerà un giovane, bello e con gli occhi dolcissimi. Nascerà un amore casto e sincero che aiuterà entrambi a riscattarsi da un passato di dolore, fino a quando …. 

Autore
Stefania de Girolamo nasce a Genova da padre di origini pugliesi e madre ligure. Si diploma come perito turistico e studia privatamente la lingua russa, compiendo poi un lungo e istruttivo viaggio nell’Unione Sovietica. Dopo avere abbandonato gli studi in giurisprudenza, per alcuni anni lavora in diversi settori. A ventitré si sposa e si trasferisce nell’entroterra, dove tuttora vive e coltiva la passione per la campagna e per la lettura. lascia il lavoro per dedicarsi interamente alla famiglia. Cresce i figli e accudisce gli anziani genitori, senza mai abbandonare la passione per la scrittura. Pubblica alcuni racconti, poesie e un romanzo dal titolo “Insieme ce la faremo”.
Non si può cancellare o dimenticare il male che abbiamo fatto, né quello che ci ha sconvolti, sfregiati, vilipesi, mortificati. Il dolore di chi ha subito il crimine resterà incomprensibile per molti, ma non per tutti: ogni vittima avrà reazioni diverse, nessuna che possa in alcun modo essere giudicata dalla società, né tanto meno da giudici o avvocati. Nessun essere umano dovrebbe mai esprimere giudizi di alcun genere sui comportamenti delle donne prima, durante o dopo la violenza. Ognuno di noi si dovrebbe inchinare davanti ad ogni vittima proprio come davanti a una “Dea”, e su questo “Marco” ha pienamente ragione, perché a qualunque livello possa stare lui, la sua Vittima sarà sempre migliaia di scalini più in alto, lassù, su un altare, a ricordargli quanto poco vale.
Irrimediabile è il danno che il criminale perpetua ad altri, ma in primo luogo a se stesso, alla propria anima, all’umanità tutta che egli sfregia con la propria indifferenza e con lo spregio verso il prossimo, verso la vita e verso colei che è unica a poter creare vita, condannandosi per sempre nel punto più infimo, in quel piccolo punto dove si inizia a fare distinzione fra uomo e bestia.
Irrimediabile è il danno che l’opinione pubblica arreca ogni giorno alle donne vittime di violenza, non solo sessuale, nonché quello recato da togati che assolvono, “la ragazza non era stuprabile perché indossava i jeans” (concetto ampiamente discusso negli anni ottanta); giustificano, il poveretto era “in preda ad una tempesta emotiva” (Italia 2019), oppure, la ragazza non era “sufficientemente bella”, (Italia 2019), la ragazza ripresa dalle telecamere subito dopo la violenza si mostrava “tranquilla”, (Italia 2019); giudici che declassano il reato di stupro a semplice abuso di una ragazza di diciotto anni ad opera di tre ragazzi trentenni, perché dopo avere analizzato il video girato dagli stessi, valutano che la giovane “non è stata sufficientemente decisa a dire di no”, quindi i poveretti non potevano capire (Spagna 2016-2018); o ancora, la ragazza “indossava un tanga”, tanga che viene mostrato in aula durante il processo (Irlanda 2018).
La donna. Solo lei, giovane o meno giovane che sia può fare la differenza, deve impedire che venga ulteriormente mortificata, schiacciata, abusata dalle parole, dalle opinioni e dall’ignoranza della gente, deve trovare rifugio e aiuto innanzi tutto in se stessa prima cha negli altri, mettere all’angolo chi ha ancora voglia di giudicare e circondarsi soltanto di chi vuole capire o almeno tentare di capire. Nessuno potrà mai comprendere fino in fondo il dramma intimo, personale e soggettivo di ogni vittima. E allora facciamo silenzio. Inchiniamoci davanti a loro, ascoltiamo quello che hanno da dire con il massimo rispetto e impediamo allo stesso momento che siano costrette a spiegare, a giustificarsi, a implorare di essere credute.
Ancora oggi, noi che ci consideriamo moderni, noi del ventunesimo secolo, ancora non siamo in grado di far cadere taluni deleteri retaggi, che insistono nel nostro inconscio con tutta la forza di secoli di sottomissione, di prevaricazione, di assurda e inutile, ma anche nociva insistenza con le figlie femmine che tuttora vengono, fino dall’infanzia, diffidate dal fare le “cose sporche”, sgridate ancor prima che possano capire di cosa stiano mai parlando “i grandi”, per atteggiamenti o posizioni “scomposte”.  
No. Monica non si suiciderà, perché finalmente avrà guardato dritta in faccia la realtà e la verità, si spoglierà infine di tutto il male e il dolore recatole non solo da quattro ragazzi-bestie, ma dalla società intera che chiude gli occhi ancor prima di lei, obbligandola a chiuderli a sua volta, una società che ancora oggi cresce le ragazze con il tacito insegnamento a subire e tacere, a sottovalutare inequivocabili comportamenti, a voltarsi dall’altra parte per non vedere, non ascoltare, per non affrontare il discorso, perché nonostante sia tanta la libertà nel vestiario, è sempre bene che ad essa non corrisponda mai altrettanta libertà di pensiero e soprattutto non sia concessa la libertà di dire le cose nella maniera più semplice possibile, quella vera. Resta ammesso, seppure deprecato e giudicato ad alta voce il succinto stile delle vesti, ma continua, insistente, ineluttabile a scendere il silenzio omertoso su una mano che cade dove non deve cadere, quello non si può dire, non certo ad alta voce, si può sussurrare, a patto che si dimentichi subito dopo.
Monica, con tutta la forza della sua innocenza, chiuderà tutta la verità in quella stanza e aprirà una grande finestra sul futuro, finalmente capirà che quell’amore che tanto cercava e desiderava, l’aveva proprio dentro di sé, lei saprà amarsi come nessun altro, e da quell’amore potrà rigenerarsi altro amore e altra vita. Prenderà coscienza di essere stata soltanto una vittima, vittima di un crimine, che se diminuisce chi l’ha compiuto, opera il contrario su chi lo subisce, che sarà una persona migliore, capace di amare come altri non sanno fare, capace di comprendere come in pochi sanno fare, capace di sentire ciò che altri non sanno sentire, capace di essere una “Dea” sull’alto altare eretto dall’ignoranza.



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