I GIORNI DELLA MEMORIA di Renata Rusca Zargar
In questi giorni, ricordiamo il 27 gennaio, apertura
dei cancelli di Auschwitz e, a seguito, man mano che procedeva il cammino degli
Alleati, la liberazione da tutti i campi di segregazione e di sterminio di
milioni di persone. In questo periodo, non c’è giornale o canale televisivo che
non se ne occupi. Per diversi anni, ho collaborato con l’Aned (Associazione ex deportati
nei campi nazisti), sono stata con i miei alunni a visitare Auschwitz, Terezin,
Mauthausen (5 volte), Gusen, Ebensee.
Ho creduto fermamente che ricordare volesse dire non
ripetere più.
Ma non era vero.
I miei alunni stessi, che pensavo di aver formato al
rispetto dei diritti degli esseri umani, all’ovvietà dell'esistenza di un’unica
razza, quella umana, oggi, sono diventati ciechi e razzisti. Ciechi perché non
vogliono vedere che, nel mondo, anche adesso, esistono tanti orribili campi di
concentramento e di sterminio, e tutti noi li accettiamo. Razzisti perché
considerano le persone di pelle scura diverse e, persino, le credono invasori
della patria.
Un tempo, la gente, in gran parte, non sapeva. Oggi,
con le moderne tecnologie, tutti possiamo essere informati, se lo vogliamo, e
se non ci facciamo circuire da facili slogan.
Oggi, povere persone fuggite dai campi di
concentramento in Libia, persone stuprate, torturate, ferite, vengono lasciate
morire e, addirittura, bloccate sulle navi, senza vergogna.
Il nostro
impegno è respingere, di nuovo, dentro i cancelli di Auschwitz.
Corsi e ricorsi della storia, come diceva il Vico,
cioè l’uomo è sempre uguale a se stesso, quindi, si ripete.
Certo, abbiamo le nostre ragioni: la crisi
economica, la mancanza di lavoro, l'avidità di sfruttare a nostro solo
vantaggio le enormi risorse dei paesi di provenienza di quelle persone,
impedendo loro di vivere dignitosamente in casa propria.
Anche i nazi-fascisti, però, avevano le loro
ragioni: la crisi economica, la mancanza di lavoro, l'avidità di impadronirsi
delle risorse di un popolo, gli ebrei, da eliminare, la conquista di “un posto
al sole”...
Ancora oggi, dunque, non abbiamo pietà e non
riconosciamo i diritti, proprio come allora.
Recentemente, la Rai ha trasmesso “Nero a metà”, una
serie televisiva in cui uno dei personaggi principali era Malik Soprani, un
giovane vice ispettore di origine africana, appena uscito dall'Accademia di
Polizia, perfettamente integrato. Malik, però, era arrivato in Italia da
piccolo, con un barcone, e la madre, prima di sparire nell’acqua scura, aveva
salvato il suo bambino porgendolo a un soccorritore. Accolto, poi, da una mamma
italiana, diventato uomo di successo, nonostante tutto, dopo tanti anni, egli
non poteva dormire la notte, perché gli tornavano gli incubi di quel mare
mostro che si era portato via sua madre. La Rai, in questi ultimi anni, almeno,
ha cercato di raccontarci molte verità, provando a condurci in un'atmosfera più
civile.
Possiamo immaginare, allora, i traumi irreversibili
delle donne, torturate, violentate, spesso gravide delle violenze subite!
Esseri umani senza speranza e futuro, mentre noi, come i soldati nazisti e
fascisti, giochiamo a far loro del male.
Non credevo che, nella mia vita, avrei assistito a
cose di questo genere!
Ho sentito, nientemeno, che sono tornati in uso
moduli, in uffici pubblici (Aziende sanitarie locali), che richiedono ai
pazienti a quale razza appartengano! Cioè, viene istituzionalizzato il fatto
che ci siano persone diminuite, denigrate, alle quali spetta solo, nella vita,
dolore, malattia, fame, torture, stupri.
Qui, in Italia, poi, ogni volta, che un ministro
afferma di compiere questo tipo di azioni per il Paese, la sua eleggibilità aumenta
vistosamente nei sondaggi. Così, come quando il Governo alza i toni contro la
Francia, più del 60% degli italiani sono orgogliosi dell’esaltazione del proprio
Paese.
Mi viene in mente “La difesa della razza”, la
rivista quindicinale di politica, razzismo, antisemitismo, imperialismo,
fascismo, pubblicata tra il 1938 e il 1943. Una vergogna, non certo
un’esaltazione, di questo paese.
Allora, per consolarci da tanta confusione e
brutalità, abbiamo nominato all’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per
l'Educazione, la Scienza, la Cultura, il protagonista di film definiti sexi,
come Cornetti alla crema, La moglie in bianco… l’amante al pepe, L'infermiera
di notte, L'onorevole con l’amante sotto il letto, e tanti altri…
Tempo addietro, ci siamo fatti un nome, nel mondo,
per la pubblicità di un'auto con Berlusconi alla guida e alcune ragazze nel
bagagliaio.
Oggi, saremo di nuovo conosciuti, nel mondo, per la
nostra “cultura”.
A questo punto, una domanda è d’obbligo: “Ma noi, a
quale razza apparteniamo?”
http://www.liguria2000news.com/i-giorni-della-memoria.html
Alla razza umana. Nel male e nel bene. Una razza, la nostra, che ha ancora molto molto da imparare.
RispondiEliminaAngela Fabbri