La morte prematura dello studioso, scrittore, poeta ed editore AMERIGO IANNACONE; ricordo di Giuseppe Napolitano

Amerigo Iannacone è stato ucciso una mattina di luglio, a Venafro, mentre attraversava la strada (sulle strisce, come tutte le mattine) per andare a prendersi un caffè dopo aver acquistato il suo giornale quotidiano. Lo ha travolto, alla guida di una macchina di media cilindrata, uno che probabilmente lo ha visto troppo tardi…
Amerigo era uno di noi (per me un fratello: trent’anni di collaborazione), uno di quelli che si votano alla parola scritta come se facessero il servizio militare volontario a vita. Come diceva Orazio: per me la poesia è una milizia. In una scheda biobibliografica completa trovano posto decine e decine di pubblicazioni, uscite nell’arco di quattro decenni scarsi: poesia, soprattutto, ma pure racconti e critica, saggi vari e in particolare quelli sulla lingua e l’esperanto. Amerigo Iannacone era uno dei più convinti sostenitori dell’esperanto, la lingua seconda che dovrebbe affiancare le lingue nazionali senza prenderne il posto, anzi, rispettandole tutte ma evitando che una sola sopraffaccia tutte le altre.
Era anche un promotore e organizzatore di eventi, intorno a lui si riuniva da qualche anno un gruppo di poeti autodefinitisi “extravaganti”, con i quali periodicamente si incontrava per una lettura di poesie vecchie e nuove. Finché glielo fecero fare (contributi pubblici), organizzò anche un Concorso di poesia, il “Città di Venafro” – vinto da nomi importanti – che sarebbe proprio il caso di riprendere, adesso, di rilanciare, dedicandolo magari a lui. Intanto sono dedicate a lui alcune manifestazioni (Premio “Mimesis” a Itri, “Poeti extravaganti” alle Isole Tremiti), in attesa di un convegno sulla sua opera che sarà organizzato per l’anniversario della morte l’estate prossima a Venafro.
L’esordio di Amerigo Iannacone avvenne, nel 1980 (aveva appena compiuto trent’anni), con una raccolta di poesie: Pensieri della sera, e con un tipografo, Pontone di Cassino, che sarebbe poi stato – per 37 anni – il suo tipografo. Pensieri della sera, per essere un libro di esordio, ebbe un discreto successo di pubblico e critica. Seguirono Dissolvenza incrociata, Eterna metamorfosi e, nel 1990, Microracconti, il primo libro pubblicato con l’etichetta Edizioni Eva, la sua casa editrice (che porta il nome di sua figlia). Un po’ per non sottostare a condizioni capestro dei piccoli editori periferici e un po’ per spirito di avventura, le Edizioni Eva nacquero come una scommessa, ma in poco meno di trent’anni – con tanta passione e infinita pazienza, soprattutto con amore smisurato per la parola scritta – Amerigo ha curato la pubblicazione di centinaia di titoli, quasi cinquecento, divisi nelle collane di poesia, narrativa, saggistica, varia. Molto spesso si è trattato di autori alle prime armi, accuditi e fatti crescere, ma parecchi sono stati gli scrittori affermati che hanno inserito il loro nome nei cataloghi delle Edizioni Eva.
Ruit hora, del 1992, è uno dei primi vertici poetici di Amerigo Iannacone, diventato intanto editore (dal gennaio 1986) anche di un piccolo mensile di divulgazione letteraria: “Il Foglio volante – La Flugfolio”. Il secondo titolo è in esperanto. Inizialmente, appunto, solo un foglio piegato, quattro pagine, ma subito diventato più consistente (otto e a volte dodici pagine), il giornalino ha contribuito non solo a far conoscere le Efdizioni Eva ma è diventato una palestra di esercitazione per tanti autori, italiani e stranieri (parecchi accomunati dalla conoscenza dell’esperanto). “Il Foglio volante” è uscito, senza interruzione, ogni mese, e continuerà ad uscire per ricordare il lavoro di Amerigo – dal numero di agosto 2017 lo dirigo io.
L’ultimo libro pubblicato da Amerigo (com’è facile, dopo, dire: se lo sentiva!) si intitola C’ero anch’io. È la sua autobiografia (anzi, come precisa il sottotitolo: Un’autobiografia o quasi). Gli era venuta voglia di scriverla leggendo la mia, Libertà di parole, da lui pubblicata nella collana “Perseidi” delle Edizioni Eva all’inizio di questo 2017. Mentre però io mi ero dato un termine ad quem, la nascita di mia figlia Gabriella nel 2002, per non arrivare fino ad oggi (anche una forma di scaramanzia, lo confesso), lui ha completato la storia della sua vita, scorrendola attraverso il ricordo delle sue tante pubblicazioni, degli incontri importanti che hanno segnato la sua esistenza, degli amici incontrati… tutto, insomma, come a voler registrare un rendiconto – e questo adesso fa pensare: perché tanta fretta di finire (il libro è stato scritto di getto), come a presentire che sarebbe mancato il tempo… E quel titolo: C’ero…
Amerigo Iannacone lascia un vuoto che sarà difficile colmare nel mondo della cultura al confine tra Molise, Lazio e Campania che è la regione venafrana dove ha vissuto sempre (famosa la sua ritrosia nell’affrontare viaggi troppo lunghi: uno degli ultimi, la scorsa primavera, a Bari, per i “lunedì” della Vallisa). Un vuoto che forse avrà modo di riempire chiunque avrà voglia di ascoltarlo ancora, leggendo i suoi libri, riandando così spiritualmente sulle strade da lui percorse e segnate, perché i semi da lui posti abbiano frutti.
 
Giuseppe Napolitano

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