CONTRO I FIGLI di Lina Meruane, recensione di Renata Rusca Zargar
CONTRO I FIGLI
Lina Meruane, La nuova Frontiera, 2019, pagg. 218, euro 15,00
In questo testo, l'autrice prende in
esame l'atavica questione della maternità e la pressione sociale sulle donne
perché sfornino dei figli. Si scaglia persino contro i figli stessi quando essi
diventano tiranni di genitori incapaci e/o indifferenti. Un tempo, avere figli
(che spesso morivano da piccoli) era la garanzia che la specie umana avrebbe
continuato a esistere: istinto di sopravvivenza e lotta contro la morte. Oggi,
con quasi otto miliardi di persone sulla Terra e una medicina salvifica di
giovani e vecchi, avere molti figli significa, probabilmente, condannarci
all'estinzione perché non ci sarà abbastanza spazio su questo Pianeta mal
usato. Così, le parole dell'autrice sono di grande interesse per dare un taglio
a idee preconcette neppure utili all’umanità stessa. La maternità non deve
essere un diritto e neppure un dovere ma una libera scelta di una coppia
consapevole.
Nel testo, sono analizzate, inoltre,
molte questioni particolari come, ad esempio, se una "vera madre"
debba dare il latte materno o possa usare quello artificiale e se la cura del
figlio tocchi sempre alla madre quando il padre si senta sollevato da tale
impegno. La madre lavoratrice risulta così, oltre che dal lavoro, schiacciata
dagli impegni domestici, dall'educazione dei figli e, aggiungerei,
dall'assistenza agli anziani. Una madre-macchina, afferma l'autrice. La madre,
infatti, sembra al centro di tutto, senza aiuti o con aiuti dispensati come
favori dai parenti. Neppure lo Stato si è mai reso conto di quanto sia ingiusto
che la società, per funzionare, abbia bisogno del lavoro sottopagato delle
donne e del loro sacrificio di madri, di mogli, di figlie.
Io ho
deciso liberamente, insieme al futuro padre, di avere dei figli: a un certo
punto, ho desiderato vedere la persona che amavo in un’altra creatura. Infatti,
quando gli avevo mandato un telegramma (lui non era in Italia) per confermare
il nostro progetto, avevo usato le parole: “Ok piccolo Zahoor”.
Altrettanto liberamente (per la seconda
figlia anche contro le indicazioni del medico), ho deciso di allattare per un
lunghissimo periodo. Credo nell'allattamento al seno, quando è possibile, e nel
mio caso lo era.
I figli sono, appunto, un progetto di
madre e padre, da pensare e da vivere insieme.
Ad esempio, dato che io sono dormigliona
e non mi svegliavo facilmente di notte, il padre delle mie figlie le prendeva
e me le metteva al fianco per essere allattate, poi, le rimetteva nel lettino. Oppure,
negli anni, quando le figlie stavano male di notte, si alzava sempre lui: io
venivo informata la mattina dopo. Nelle foto che abbiamo di qualche pranzo
conviviale, lui ha sempre addosso una figlia che mangia con lui. Ci sarebbero
mille altri esempi del fatto che lui abbia compreso di essere una delle due
parti coinvolte. Anch’io, naturalmente,
mi sono occupata tantissimo di loro: il punto è che non sono state mie o sue, e
abbiamo condiviso, negli anni, nonostante tante nostre differenze culturali, il
bello e il brutto.
Anche come
casalinga, ho portato avanti le mie idee e il mio compagno le ha rispettate
perché le ha considerate giuste. Infatti, io sono stata, in passato, una
sessantottina militante che ha lottato per i diritti di tutti gli esseri umani.
Sono orgogliosa di ciò. Ho imparato tutto, allora, i miei diritti e anche i
miei doveri, ai quali do molto peso. Per questo, in casa nostra, nessuno pensa
che fare le pulizie o cucinare sia il lavoro di qualcuno in particolare. A mio
marito piace fare le pulizie e anche cucinare e fare il pane in casa.
Io non ho mai cucinato una torta (ho
provato a 12 anni, quando ero una cuoca di belle speranze, ho carbonizzato
tutto e le mie esperienze sono finite lì). Se mi facesse piacere, però, cucinerei
qualunque cosa, non è un punto di prestigio: preferisco, di solito, leggere e
scrivere.
In
famiglia, comunque, abbiamo sempre mangiato lo stesso, come tutti, anche se si cucinava qualcosa di
speciale solo quando arrivavano in massa tutti i miei parenti a pranzo (ogni
festa comandata). Allora, era proprio bello anche perché mangiare è pur sempre
un piacere della vita.
Così come mio marito si dà da fare in
casa, io lo aiuto nel suo lavoro, dato che ha un negozio e posso rendermi
utile.
Ormai, siamo verso la fine della vita e
considero il bilancio di tanti anni di convivenza molto positivo. Per questo, approvo
tutto ciò che ha scritto l’autrice del testo.
Soprattutto, spero che questo libro possano leggerlo e
comprenderlo molte donne perché sono loro, in particolare, che possono cambiare la mentalità dei maschi all’origine.
Quanto allo Stato, invece, non credo che possa migliorare, considerata l’ignoranza imperante tra i politici al giorno d’oggi e la totale mancanza di visioni e di progetti futuri. Anzi, alcuni politici sono più sessisti e maschilisti che ai miei tempi! Come sempre, bisogna arrangiarsi da sé e provare a votare meglio in futuro (sempre che esista ancora un meglio!).
Renata Rusca Zargar
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