MESSAGGIO AUGURALE di Enrico Parravicini
Realtà
o finzione
Come
accade ogni anno, all’approssimarsi del 31 dicembre, eccomi alla ricerca di un
argomento valido per riempire con le mie riflessioni questo tradizionale
messaggio di fine anno, perpetuando una tradizione che dura ormai dal 31
dicembre 1998, quindi giunta all’isospettabile traguardo della XXI edizione.
Chi mi legge per la prima volta potrebbe obiettare che gli argomenti su cui
riflettere sono innumerevoli e che potrei avere solo l’imbarazzo della scelta:
la pace nel mondo, il futuro del pianeta, le migrazioni dei popoli
extracomunitari verso l’Europa, il problema del terrorismo … Beh, se è questo
che i miei lettori si aspettano dal mio messaggio, dico a loro di andarsi ad
ascoltare i messaggi del Papa, del Presidente della Repubblica, dei nostri tre
capi di Governo (o forse sono solamente due), perché il mio messaggio, di
qualsiasi cosa possa trattare, tratterà comunque di altro. Di altro che ci
offra comunque la possibilità di riflettere, se mai ne avessimo voglia e ne
sentissimo il bisogno.
E
mi par di sentire già i commenti di qualcuno: “Ma questo è fuori dalla realtà!”
Sì … questo (cioè il sottoscritto) è fuori dalla realtà e vive in un limbo dove
il confine fra realtà e finzione assume contorni indefiniti e non sempre
classificabili, un limbo dove la mente oscilla di continuo fra la tranquillità
rassicurante del concreto ed il fascino pericoloso dell’astratto,
dove il tempo e lo spazio, da sempre sacerdoti intransigenti ed attenti
custodi dell’universo materiale, perdono il proprio valore assoluto per concedersi
alle suggestive lusinghe dell’opinabile.
Nelle
diverse forme artistiche, sia letterarie che figurative, come del resto in
quelle che trattano l’immagine, quali la fotografia e la cinematografia, i
limiti del reale vengono valicati con estrema disinvoltura, tanto che la
realtà e la finzione coesistono in maniera apparentemente naturale, senza che
si sia costretti ad esercitare violenza alla propria mente per discernere dove
finisca l’una ed abbia inizio l’altra. E qui devo stare molto attento a non
ricalcare le orme di Platone lungo il sentiero dell’avversione per l’arte, da
lui considerata negativa in quanto imitazione della realtà, che è a sua volta
imitazione dell’”idea”; gli artisti, secondo Platone, con le loro
"copie" precludono agli uomini la possibilità di conoscere la realtà.
Ma mi sto allontanando troppo; torniamo all’arte come mondo in cui possono
convivere senza eccessivi compromessi il vero e l’immaginario; pensiamo,
come esempio paradigmatico, alla letteratura ed alla cinematografia di
fantascienza. Nel 1968 usciva sugli schermi il celeberrimo film “2001 Odissea
nello spazio” per la regia di Stanley Kubrick, basato sul racconto “La
sentinella” di Arthur Clarke, a torto o a
ragione considerato uno dei capolavori del cinema di fantascienza di tutti i
tempi; in questo film l’elemento fantastico ha il dominio assoluto su
quello reale, dalla prima all’ultima scerna, tanto che riesce quasi impossibile
trovarvi un riferimento riconducibile al mondo reale. La vicenda, i
personaggi, i dialoghi, le ambientazioni appartengono tutte ad un inquietante
universo irreale, che nulla fa per rendersi anche minimamente credibile (nel
mio messaggio augurale del 31 dicembre 2000 ho trattato nel dettaglio 0questo
argomento). Solo dodici anni prima, nel 1956, un altro pilastro del cinema di
fantascienza, “L’invasione degli ultracorpi”, per la regia di Don Siegel, tratto dall'omonimo romanzo di Jack
Finney, ci presentava un universo diametralmente opposto, vale a
dire un universo a misura d’uomo, dove ogni riferimento è reale, concreto
ed ipotizzabile nella vita di ogni giorno; anche l’elemento fantastico,
rappresentato dall’invasione di forme di vita aliene che prendono possesso dei
corpi umani per potersi riprodurre, essendo destinate altrimenti
all0estinzione, viene presentato in chiave realistica: gli alieni non vengono
mai mostrati in sembianze surreali, ma sempre e soltanto dopo la conversione in
quelle umane, di modo che non vi siano differenze rilevabili fra l’aspetto dei
protagonisti e quello antropomorfico delle loro copie extraterrestri. Lo
spettatore, che di fronte alle immagini del film di Kubrick si sente quasi lui
stesso un alieno, come se l’elemento naturale fosse il fantastico, nel
caso del film di Siegel si sente a casa propria, con i riferimenti
consueti di ogni giorno ed arriva quasi bonariamente a domandarsi se il vicino
di casa, il lattaio o il collega d’ufficio non siano per caso copie
contraffatte degli originali, abitate dagli ultracorpi. Un
compromesso che consente di riacquistare l’equilibrio desiderato fra realtà e
finzione, per restare nell’esemplificazione cinematografica, può essere
rappresentato da un altro famoso film di fantascienza: “E,T, l’extraterrestre”
del 1982, per la regia di Steven Spielberg, dove ambientazione,
personaggi e vicende appartengono ad un universo assolutamente credibile
nel suo essere così quotidiano, nel quale si muove con straordinaria
naturalezza la figura del bambino alieno smarritosi sulla terra, le cui
sembianze morfologiche sono tali da creare il voluto contrasto fra il consueto
e l’immaginario, senza peraltro suscitare alcuna reazione di rifiuto o
di timore per l’ignoto.
Abbiamo
visitato tre vicende cinematografiche dove l’elemento reale e quello della
finzione si prendono spazi assai differenti: assoluta preponderanza della
finzione, assoluta preponderanza della realtà, equilibrio quasi rassicurante.
Questo a dimostrazione di come nell’arte la discrezionalità sia assoluta e la
volontà dell’artista costituisca l’unica regola a cui si possa assoggettare il
confine fra il reale e l’immaginario. Ma il cinema non è l’unico strumento di
evasione dalla realtà e di celebrazione della fantasia: esempi forse ancora più
significativi ci vengono offerti dalla letteratura.
E
qui non si può procedere prescindendo dall’opera di Luigi Pirandello. Tutta la
produzione letteraria dello scrittore siciliano è imperniata sul dualismo fra
realtà e finzione, ma due sono i momenti che da sempre mi hanno colpito in modo
particolare e mi hanno fatto riflettere, Il primo è la scena finale
dell’”Enrico IV”, quando il protagonista, per sfuggire definitivamente alla
realtà ed alle conseguenze del suo gesto, decide di fingersi pazzo per sempre e
di continuare per tutta la vita ad impersonare Enrico IV; ciò che era iniziato
per simulazione diviene realtà ed i confini fra i due universi si confondono in maniera definitiva: “Ora
sì.... per forza.... (li chiama attorno a sé, come a ripararsi) qua insieme,
qua insieme.... e per sempre!”.
L’altro
momento che mi pare significativo nell’opera di Pirandello è l’intera
trama dei “Sei personaggi in cerca d’autore”. Qui tutto il costrutto ò basato
sull’equivoco fra finzione e realtà: la vicenda dei sei personaggi (finzione)
si sovrappone a quella degli attori della compagnia teatrale (realtà) in modo
talmente ambiguo che lo spettatore non riesce a dirimere il dubbio di quando
finisca l’una ed abbia inizio l’altra. Quando nell’ultima scena il Figlio
(personaggio) muore, raggiunto da un colpo di rivoltella, gli attori restano
ammutoliti e sospesi fra finzione e realtà: è morto un essere umano o solo il
personaggio che questi avrebbe dovuto rappresentare? Pirandello non da’ una
risposta e noi non ci siamo mai preoccupati di cercarla: la finzione è un
confortevole rifugio per sfuggire alla realtà, quando questa diventi troppo
scomoda.
Cari
amici, ho divagato più del solito e la mezzanotte si sta avvicinando, Se siete
riusciti a seguirmi fin qui, ecco … unitevi a me in questo brindisi augurale;
ci raggiungeranno per festeggiare il nuovo anno anche i personaggi che abbiamo
incontrato nel testo della nostra chiacchierata, siano essi reali o immaginari.
Brinderemo insieme ad HAL 9000, il computer impazzito di “2001 Odissea nello
spazio”, con i baccelli da cui nascono gli ultracorpi, con E.T., con Enrico IV
e con il Figlio (accettando quindi che la sua morte sia stata solo finzione);
brinderemo con chi appartiene al nostro mondo reale e con chi popola quello
onirico dei nostri desideri, perché i confini fra realtà e finzione sono molto,
ma molto fragili e li possiamo abbattere a nostra esclusiva discrezione.
Buon
anno, buon 2019
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