INTERVISTA A JUNG-AE LEE, UNA VOLONTARIA COREANA PER LA PACE di Renata Rusca Zargar
Intervista a Jenny (Jung-Ae Lee), una
volontaria coreana per la pace
Il mondo guarda con sempre maggiore paura alle tensioni tra la Korea del
Nord e gli Stati Uniti eppure, a Seoul, Korea del Sud, apparentemente, sembra
tutto normale. Forse, le due parti della Korea, che sognano di essere un unico
paese, sono abituate a continue crisi, conflitti, aggressioni.
Cosi, la gente va e viene con auto di grossa cilindrata (non si vedono
utilitarie), quasi tutte delle marche locali come Hyundai e Kia, che scorrono
ordinatamente sulle strade a 5-6 corsie.
In settembre, a sfidare la paura della guerra e a manifestare per la pace,
come ogni anno, ma con più forza data la situazione attuale, HWPL (Heavenly
Culture, World Peace, Restoration of Light) un’Associazione coreana non
governativa, senza scopo di lucro, affiliata all'Onu, aveva tenuto la terza
commemorazione dell’Alleanza mondiale delle religioni per la pace. Circa
1200 ospiti erano arrivati da quasi tutti i paesi del mondo, ma soprattutto da
Africa e Asia, a testimoniare le sofferenze dei popoli oppressi da dittature,
inquinamento, fame, malattie, privazione dei diritti. Colori di pelle ma anche
di abiti, fogge, tradizioni differenti si erano mescolati negli hotel lussuosi
in cui tutti erano stati alloggiati in modo principesco. Si trattava di leader
religiosi, ministri, professionisti, donne, giovani, ma anche persone comuni,
commercianti, semplici lavoratori. Il comune denominatore era che stavano
operando per la pace nel loro paese e, dopo i quattro giorni fertili di
conferenze, lavori, discorsi, sarebbero tornati a divulgare le idee del summit:
dobbiamo bandire ogni guerra e conquistare la pace.
Gli ospiti venivano accompagnati, alle varie conferenze o in giro per la
città nei momenti liberi, da ragazze e ragazzi, rigorosamente in completo nero
e camicia bianca, gonne per le femmine e pantaloni per i maschi, volontari
dell'Associazione, chiamati “protocols”. La parola protocollo suscita curiosità
per i tanti significati che siamo abituati ad attribuirle. Forse, ricordare
che, nel film “Guerre stellari”, D-3BO era un droide protocollare, cioè era
capace di comunicare secondo i diversissimi protocolli di milioni di razze o
computer, è quanto più si avvicina ai ragazzi coreani. Essi, infatti, cercavano
di favorire in tutto l’ospite che era, generalmente, di un'altra cultura,
mettendolo a suo agio, dalla mattina alla sera, sempre con il sorriso e la
tipica gentilezza.
I giovani volontari si impegnano per la pace perché sono consapevoli che
una guerra tra la Korea del Nord e altri paesi non solo distruggerebbe la Korea
del Sud e la loro vita stessa, ma anche il più fertile e bel pianeta
dell’universo.
Jenny è stata una di loro e volentieri ha risposto ad alcune domande
per farci comprendere meglio, nonostante siamo molto lontani, la vita in
Korea e i sentimenti delle giovani donne.
- Jenny è il tuo vero nome?
- No. Il mio nome coreano è Jung-Ae Lee ma, per accogliere voi occidentali
che non conoscete il coreano, tutti noi volontari ci siamo dati dei nomi
europei, per non crearvi difficoltà a ricordare.
- Sì, avevo notato la vostra capacità di mettervi al completo
servizio dell’ospite, la vostra gentilezza e dolcezza. Quando ero arrivata in
albergo, il personale si inchinava con tutto il busto e mi aveva molto
sorpreso… Parlami un po’ di te.
- Ho 24 anni, sto per laurearmi in ingegneria chimica. Mi mancano pochi
mesi alla conclusione degli studi.
- Poi lavorerai. Avrai le stesse opportunità di un maschio?
- Io lavorerò in laboratorio, è un lavoro pericoloso dove non c'è
differenza tra uomo e donna. Anche se le donne, in Korea, non hanno ancora le
stesse opportunità degli uomini, faticano di più a fare carriera. Ma le cose
stanno cambiando. In casa, ad esempio, l’uomo ha cominciato a condividere le
faccende domestiche. E quanto a preferenze, la madre, di solito, preferisce il
maschio, il padre la femmina ma, in famiglia, danno le stesse opportunità a entrambi.
- In Italia, ogni due giorni, purtroppo, viene uccisa una donna
dal marito, dal fidanzato, dall'ex compagno. Alcuni uomini, infatti, non hanno
accettato l’emancipazione femminile. Succede anche qui?
- No, qui non c'è tanta violenza. Le persone rispettano la legalità,
non c’è molto uso di droga, ad esempio, se non in rari casi, la maggioranza
delle persone non fuma neppure tabacco.
- Infatti, non si vedono
persone fumare per la strada. Non succede mai che portino via la borsa o
il borsellino sulla metropolitana, ad esempio? Non ho notato polizia in giro
per la città e neppure durante le manifestazioni del summit, nonostante ci
fossero migliaia e migliaia di persone.
- No, non capita di essere derubati in metropolitana o altrove. Come ho
detto, è difficile che si esca dalla legalità. E poi, ci sono telecamere
dappertutto.
- Mi sono accorta che non
ci sono sbarre nella metropolitana. Praticamente, si può entrare anche senza
biglietto. La gente, invece, lo paga?
- Ma certo! Inoltre, quando si fa il biglietto, viene trattenuta una cifra,
500 won sudcoreani (circa 40 centesimi), che si può recuperare all’uscita, a
un’apposita macchina, riconsegnando il biglietto stesso.
- Ho sentito dire che i giovani coreani, nella maggioranza, non sono
religiosi. È vero?
- La mia famiglia era di tradizione buddista, mia sorella è diventata
cristiana. Mio fratello, invece, non è religioso. Io credo in Dio ma in Korea
ci sono tante diverse religioni e non so scegliere quale potrebbe essere quella
giusta per me.
- Come mai sei diventata volontaria di HWPL?
- Ci sono stati molti momenti di tensione tra la Korea del Nord e quella
del Sud, in particolare riguardanti i confini marittimi e alcune isole
raggruppate con il nome di Yeonpyeong, presso le quali ci sono state varie
battaglie e persino un bombardamento. - Mentre ricorda questo fatto a Jung-Ae
vengono le lacrime agli occhi. - Un giorno, ero contenta perché era il mio
compleanno ma, quando ho visto le persone uccise, ferite, sofferenti, per quei
combattimenti, ho deciso che voglio fermare la guerra e che voglio la pace. In
seguito, ho sentito parlare di questa Associazione e mi sono piaciuti gli
obiettivi che persegue. Sono volontaria da 15 mesi.
- Che impressione ti ha fatto HWPL dall’interno?
- Apprezzo le loro iniziative nelle scuole per educare i bambini alla pace.
Oppure quelle con i politici e con i
media perché facciano conoscere e firmare nei loro paesi la Dichiarazione
contro la guerra. Non meno importanti sono i giovani o le donne, più di tre
miliardi nel mondo, che possono avere un ruolo determinante. Ma seguo molto anche
l’Alleanza tra le religioni per la pace che vuole eliminare i conflitti tra le
religioni.
- In questo momento, storicamente molto pericoloso tra esperimenti
nucleari e minacce, il popolo coreano ha paura?
- I coreani sono abituati a continue minacce ma ora la situazione è davvero
pericolosa. Credo che HWPL, che ha contatti e progetti in quasi tutti i paesi
del mondo, possa davvero fermare le guerre.
- Cosa vuoi dire agli italiani?
- Aiutateci. Vogliamo la pace, tutti insieme! Mi auguro che tutti quelli
che leggono queste parole, diventino messaggeri di pace.
Jung-Ae è una tipica ragazza coreana. Semplice, dolce, molto carina, sempre
sorridente. Come la stragrande parte dell’umanità sogna un futuro di pace non
solo per sé ma per tutti i popoli della terra.
L'articolo completo con notizie sulla Korea, sull'Associazione HWPL e la Dichiarazione di Pace è disponibile in esclusiva al link:
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