NARRATIVE E REALTA' NEL SAHEL CENTRALE di Padre Mauro Armanino

 


Narrative e realtà nel Sahel Centrale


Com’è noto i fatti non parlano da sè. Vanno contestualizzati e soprattutto interpretati con onestà. Da ciò si deduce l’importanza crescente delle narrazioni che hanno l’ambizione di ‘raccontare’ la realtà. Quest’ultima è, come si suol dire, ‘testarda’ e come ogni verità che si rispetta arriva tardi ma, inesorabile, arriva. In questa parte del mondo si sono inventati i ‘griot’ o cantastorie che, con arte che si trasmette di generazione in generazione, narrano genealogie e avvenimenti che glorificano ( e talvolta) contestano il potere. La realtà fatta di avvenimenti scorre, ambigua, tra le loro parole.

Oggigiorno sono i social network che giocano questo ruolo in termini, spesso, di mera propaganda ideologica. Le parole chiave dei Paesi che compongono il Sahel Centrale, Burkina Faso, Mali e Niger, riflettono quanto sotto altri cieli si definisce populismo sovranista. La salvaguardia della patria si innesta sulla sovranità nazionale e il tutto sfocia in una ‘rifondazione’ che dovrebbe riaprire l’orizzonte, finora tradito, della vera realtà. Non casualmente dunque, questi paesi, per coerenza con quanto enunciato sopra, liquidano i partiti e la vita politica del Paese si traduce in meri simboli.

Le tre bandiere del Paesi citati poste sulle rotonde della capitale, sbiadite e dimenticate nel vento sono sostituite da una bandiera unica. C’è pure un nuovo passaporto che non apre le frontiere ancora chiuse per scelta. Si è creato un nuovo inno battezzato ‘La Confederale’. Operano comitati notturni e diurni che vegliano alla buona salute del regime presunto antimperialista, panafricanista e rivoluzionario. Si creano nuove alleanze e nuovi partner senza rinnegare i vecchi . Tra un simbolo e l’altro la realtà torna, ostinata, ad affacciarsi sull’arduo e inesorabile quotidiano dei cittadini nigerini.

Non casuale appare lo sforzo dei Paesi in questione di ‘orientare’ e rendere ‘compatibile’ coi regimi militari l’informazione e la ‘narrazione’ a senso unico della realtà. I giornalisti o i cittadini che sarebbero tentati di proporre una forma di racconto differente da quello ‘ufficiale’, incappano in sequestri, sparizioni, interpellazioni presso le unità antiterroriste e, talvolta, imprigionamenti. Il ‘Ministero della Verità’, come ricordava l’autore George Orwell, ha un brillante futuro davanti a sè. Non fosse che la realtà ha il difetto di essere testarda e, alla fine, si impone sempre.


Mauro Armanino

 Niamey, maggio 2025

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