IUS SOLI: NOI INDIGENI ITALIANI CI SIAMO SVEGLIATI TARDI, COME AL SOLITO di Renata Rusca Zargar



Chissà perché sarà venuto in mente proprio in questo periodo di rispolverare la legge sullo Ius soli (che poi Ius soli non è) già approvata alla Camera alla fine del 2015 e da allora in attesa di essere calendarizzata al Senato.

Una legge impopolare tra la gente dal dente avvelenato contro i migranti anche perché, quando i telegiornali ne parlano, mostrano immagini dei barconi che non hanno assolutamente niente a che vedere con questo problema. Sono  messaggi subliminali di cattivi giornalisti che vogliono aumentare lo share.

Invece, probabilmente, la maggioranza di governo e parlamentare, un po' come chi sta per morire e vuole raccomandarsi l'anima con l'ultima buona azione, ha deciso di far approvare definitivamente  una legge sui diritti umani, rammentandosi, finalmente, che la terra è popolata di creature umane.

E chi è più creatura umana di tutti quei bambini e ragazzi innocenti che sono nati in Italia o sono venuti da piccoli, ne frequentano le scuole, si aspettano una vita futura in questo paese e questa società?

Vanno a scuola e studiano. Cosa? La storia italiana, ad esempio, la geografia italiana prima che europea, la grammatica della lingua italiana e, se imparano una lingua straniera, sarà, generalmente, l'inglese.

Queste piccole persone cresciute da italiane tra gli italiani, che, forse, amano il nostro paese più di noi, che ne apprezzano le opportunità e le conquiste civili, non hanno ancora diritto di essere italiani, addirittura, in certi casi, potrebbero essere espulsi come "clandestini".

Questi giovani, cresciuti da italiani, tra l'altro, non si sentirebbero più a casa propria nei paesi di provenienza dei genitori; non ne condividono le abitudini, spesso, neppure la lingua.

É evidente che questa legge dovrebbe essere in vigore da tempo. Ma sappiamo che in Italia progredire non è facile, specialmente nel campo dei diritti umani, e l'abbiamo visto nei lunghi anni di tira e molla sulle unioni civili.
La signora Meloni ha detto che la legge in discussione non va bene perché la cittadinanza deve essere “chiesta, meritata, celebrata”. È giusto.

La legge, infatti, non riguarderebbe lo "Ius soli", cioè il diritto di cittadinanza di chiunque nasca in questo paese  solo per il fatto di esserci nato. Il diritto  arriverebbe con regole precise che richiedono la permanenza positiva nel paese (Ius soli temperato, almeno uno dei due genitori  legalmente in Italia da almeno 5 anni; ma se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;  deve superare un test di conoscenza della lingua italiana) oppure dall'avere “frequentato” la nostra cultura nelle nostre scuole (Ius culturae, per aver seguito, se nati in Italia o arrivati entro i 12 anni,  le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico, elementari o medie. I ragazzi nati all’estero  che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni, dovranno aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico).
Quindi, una cittadinanza chiesta e meritata da persone che l'aspettano da tempo.

Celebrata, forse, se andrà davvero in porto, da noi indigeni italiani con un po' di vergogna per esserci svegliati tardi, come al solito!
Infine, accogliere come italiani quelli che ne hanno diritto, non innalzare muri e ghetti per tenerli lontani e servi (necessari nel lavoro ma non uguali), servirà a combattere quell'acuminato filo spinato di odio che, dopo tanti secoli di presunta superiorità  occidentale, sta distruggendo tutto il  mondo.


Commenti

  1. Ius soli, semplice, temperato, alla cultura, speriamo venga finalmente approvato.
    Così, forse, il SOLUM ITALIAE sarà meno solo e verrà arricchito da altre culture.
    Angela Fabbri

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